“Perplessità e preoccupazione sull’operazione di privatizzazione del Gruppo FS Italiane”. Ad esprimerla la Filt Cgil in audizione alla commissione Lavori Pubblici del Senato spiegando che “sembra prevalere eccessivamente l’aspetto finanziario dell’operazione ed il relativo introito atteso per le casse pubbliche e restino in secondo piano gli aspetti industriali e, per certi versi, gli aspetti sociali, che, riteniamo prioritari per la valutazione dell’operazione”. “Inoltre sul cosiddetto 'scorporo' dell’infrastruttura dal resto del Gruppo - ha spiegato la Filt in audizione - le ragioni sostenute dai Ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture non sono convincenti e collegarlo con una maggiore liberalizzazione del settore del trasporto ferroviario è improprio”.

Secondo la Federazione dei Trasporti della Cgil “quanto realizzato dal Gruppo FS Italiane dalla sua costituzione nel 1999 ad oggi, in termini di potenziamento infrastrutturale, innovazione tecnologica e, soprattutto nei servizi passeggeri a mercato, di sviluppo dell’offerta, è stato possibile perché il Gruppo ha potuto operare in una logica industriale fortemente integrata. Inoltre - ha proseguito in audizione la Filt - nel corso di questo periodo, l’assetto del Gruppo in struttura di holding ha consentito di governare con un’adeguata strumentazione gli effetti dei numerosi interventi riorganizzativi sui diversi processi produttivi delle Società del Gruppo ed agevolato, così, impegnativi accordi sindacali e, più in genere, le relazioni sindacali, che hanno determinato l’attuale condizione positiva aziendale su costo del lavoro e indicatori di produttività”.

Per la Filt infine “è positiva la valutazione sul limite massimo del 40% della quota di proprietà da porre in vendita ed una completa valutazione sul processo di privatizzazione sarà possibile svolgerlà alla luce delle soluzioni che saranno proposte dal vertice aziendale nell’ambito del Piano d’impresa”.