Un fronte comune tra Regione e Anci, con il sostegno anche dei parlamentari del Friuli Venezia Giulia, per respingere al mittente i nuovi tagli ai servizi prospettati da Poste Italiane nella regione. A sollecitarlo, sono i sindacati regionali dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, che con un appello unitario dei segretari regionali Ezio Medeot (Spi), Renato Pizzolitto (Fnp) e Magda Gruarin (Uilp) definiscono "inaccettabile" la logica dell'azienda, "basata esclusivamente su miopi logiche di profitto, senza la minima considerazione per quelle esigenze di salvaguardia del servizio pubblico che un gruppo interamente pubblico non può in alcun modo ignorare".

Da qui, l’appello alle istituzioni, ad ogni livello, a un’azione di pressing su Poste italiane, "perché è semplicemente intollerabile – dichiarano Medeot, Pizzolitto e Gruarin – l’ipotesi di dimezzare anche il servizio di consegna, dopo un piano che nel territorio montano e pedemontano, l’area che ha risentito più pesantemente dei tagli, ha visto negli ultimi cinque anni chiudere uno sportello su cinque, con riduzioni di orario in un caso su tre". La logica, come hanno rimarcato anche alcune sentenze della giustizia amministrativa in materia di chiusure degli uffici postali, non può essere solo finanziaria, perché "siamo in presenza di un servizio essenziale che va garantito, tanto più da parte di un’azienda che è nata con questa finalità, e che, ad oggi, è interamente controllata dallo Stato". Questo, a maggior ragione se in gioco c’è la salvaguardia del territorio montano, che, in assenza di una politica di difesa e rilancio dei servizi pubblici e privati, non potrà mai invertire la rotta verso del declino e dello spopolamento.

Per i sindacati, l’estensione dei tagli ai servizi di consegna sarebbe il colpo mortale all’universalità del servizio, allargando ulteriormente il divario – economico, digitale, infrastrutturale – tra le diverse aree della regione e penalizzando soprattutto gli anziani, "dal momento che i servizi digitali e telematici non sono alla portata di tutti – rimarcano le tre sigle – e non possono essere considerati sostitutivi degli sportelli sul territorio". Ecco perché Regione e Comuni, concludono Spi, Fnp e Uilp, hanno il dovere di portare al tavolo Poste Italiane "per cercare una mediazione, capace di contemperare la logica del profitto con la salvaguardia del territorio regionale e dei diritti dei cittadini-contribuenti".