Domani, 8 gennaio, a partire dalle 10, la Funzione pubblica Cgil terrà un presidio davanti alla sede centrale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Largo Luigi Daga, 2 Roma), per protestare contro i trasferimenti di sede che hanno colpito diversi delegati e iscritti all'organizzazione sindacale. I provvedimenti, definiti “punitivi” dal sindacato, giungono in seguito alle denunce riguardanti il distacco di personale di polizia penitenziaria presso altri servizi e uffici centrali, piaga antica e irrisolta che continua a essere messa in atto dal Dap.

"Distacchi che pesano ulteriormente – rileva la Fp – su un organico che dovrebbe contare su circa 45.000 poliziotte e poliziotti, così come stabilito dal Dm dell'8 febbraio 2001, pensato per una popolazione di circa 37–38.000 detenuti, contro gli attuali 68.000. Ad oggi, sono solo 37.500 unità quelle effettivamente in servizio nell'amministrazione penitenziaria, 8.000 agenti in meno, a fronte di oltre 30.000 detenuti in più". Tra quelli in servizio, quasi 4.000 sono attualmente impegnati in compiti istituzionali diversi da quelli svolti nelle carceri, dal ministero della Giustizia al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dalle Scuole di formazione e aggiornamento ai Provveditorati regionali, dagli Uepe (uffici esecuzione penale esterna) al Gom (gruppo operativo mobile), dalle Fiamme Azzurre all'Uspev (ufficio scorte), dalle Procure alla Magistratura di sorveglianza, ai Tribunali e altro ancora".

4.500 circa sono i poliziotti penitenziari, che risultano quotidianamente impiegati nei servizi di traduzione e piantonamento, 2.800 circa quelli che prestano servizio in amministrazioni ed enti statali e parastatali o vengono impiegati in servizi amministrativi dentro e fuori dal carcere. Circa 1.000 operano nella giustizia minorile. "Questo fenomeno  – osserva la Fp – riduce, di fatto, a poco più di 24.000 gli agenti che operano in carcere. Per supplire alle forti carenze, il personale di polizia penitenziaria è obbligato a effettuare un numero eccessivo di ore di lavoro straordinario, molto spesso con doppi turni, subendo un ulteriore stress psicologico e fisico oltre a quello, già opprimente, causato dal sovraffollamento. Una situazione insostenibile a cui va posto rimedio".