Anche il congresso provinciale della Funzione pubblica Cgil Bergamo si chiude con la rielezione del segretario generale uscente: Roberto Rossi, 41 anni, è appena stato confermato all’unanimità a capo della categoria del pubblico impiego della Cgil di BergamoI lavori congressuali, che si sono svolti ieri e oggi nell’auditorium del Collegio Sant’Alessandro di via Garibaldi, si sono chiusi anche con la conferma della sua precedente segreteria: vengono, dunque, rieletti Dino Pusceddu, 34 anni, già segretario responsabile delle funzioni locali, e Giuliana Rota, 42 anni, tecnico di laboratorio e membro Rsu dell’Asst Papa Giovanni XXIII.

Insieme ai tanti delegati di diversi comparti che compongono la categoria, hanno partecipato al Congresso anche Claudio Tosi, segretario regionale della Fp, e Gianni Peracchi, leader della Cgil provinciale. In qualità di ospiti sono intervenuti Adolfo Braga dell’Università di Teramo (con un contributo su “Il rinnovo della Rsu la difesa della contrattazione”) e Mauro Magistrati, presidente provinciale dell’Anpi.

“Occorre riallacciare le fila di una società che a dispetto di quel che ci fanno apparire i social network è sempre più frammentata. Sono convinto che il sindacato, con la contrattazione e la presenza quotidiana nei posti di lavoro, possa essere centrale nel debellare questa sorta di virus sociale” ha detto Roberto Rossi nella sua relazione di fronte alla platea dei delegati. “Oggi più che mai, c’è un enorme bisogno di rappresentanza collettiva del lavoro. Dobbiamo superare il concetto di disintermediazione dei corpi sociali intermedi, figlio di questa ondata populista. All’interno di questo scenario la nostra categoria avrà un ruolo centrale per il rilancio del valore pubblico ed universalistico dei settori che rappresentiamo, a partire da quello del welfare, che insieme alla scuola pubblica, rimane uno dei pochi collanti sociali, presente su tutto il territorio nazionale. Serve però un rilancio degli investimenti, partendo dal presupposto che i servizi pubblici non possono essere letti come semplici capitoli di spesa, ma possono tradursi in un volano di crescita. Chiediamo alla politica di fermare questa destrutturazione del welfare pubblico, perché a pagare saranno ancora le classi sociali più basse”.