Al debutto come amministratore delegato del Gruppo Fca, Mike Manley – successore di Sergio Marchionne, prematuramente scomparso il 25 luglio scorso – ha comunicato un 2018 fino ad ora più difficile del previsto dal punto di vista finanziario – nonostante la conferma dell'azzeramento del debito – tagliando le stime di ricavi e debiti. Una revisione che i mercati hanno accolto in maniera inequivocabile, con il titolo Fca che ha perso oltre il 15% del valore. Delusione anche sul versante Maserati, con un pesante secondo trimestre dovuto alla flessione delle vendite in Cina – mercato cui il gruppo guarda in maniera importante – del 65%. Manley, durante la conference call con gli analisti finanziari del 25 luglio, ha ammesso che il secondo trimestre 2018 è stato difficile: “Marchionne aveva detto che sarebbe stato un trimestre difficile ed è stato così”, ha spiegato Manley, aggiungendo che “ci sono stati anche elementi positivi”. Il nuovo ad di Fca ha poi confermato “tutti gli obiettivi” del piano industriale 2018-2022.

Per Michele De Palma, responsabile Fiom per il settore automotive, “le comunicazioni sulla trimestrale dell’amministratore delegato di Fca sull’andamento del Gruppo e la reazione dei mercati finanziari, nonostante la conferma del piano strategico del 1° giugno, mettono in allarme”. “Il trend positivo dei dati finanziari – spiega il sindacalista – s’interrompe nel momento più importante per i lavoratori degli stabilimenti italiani: quello della quantificazione degli investimenti per tradurre il piano strategico in piano industriale”.

Per la Fiom a questo punto “è importante che Fca apra una stagione di confronto sul programma di implementazione dei nuovi modelli e delle nuove motorizzazioni per la piena occupazione dei lavoratori. È necessario un confronto sul futuro delle produzioni Maserati, visti i problemi, Alfa e Jeep a partire da Mirafiori e Pomigliano, e della transizione dalle motorizzazioni diesel a quelle ibride ed elettriche salvaguardando l’occupazione”.

“Il mondo della mobilità – conclude De Palma – è attraversato da cambiamenti enormi. È necessario che con Fca, a partire dalla proprietà, governo e gli altri sindacati si realizzi un piano di rilancio della produzione dell’auto e della mobilità in Italia”.

La richiesta di un confronto è dunque urgente, per la Fiom. Lo ribadisce anche Francesca Re David in un'intervista al Corriere della Sera. Facendo il punto sui 15 anni di guida Marchionne, il segretario generale della Fiom Cgil ricorda: “Con lui ci siamo confrontati su modelli sindacali opposti. Marchionne arrivò in Fiat con la missione di salvare il gruppo che era sull'orlo della crisi finanziaria. E assolse questo compito con operazioni importanti”, “riuscì, con il sostegno della presidenza Obama, a fare la fusione con la Chrysler. Quest'ultima scelta, però, fece sì che il modello americano venisse importato anche nelle relazioni industriali”.

“Marchionne – prosegue Re David – ha certamente risanato finanziariamente il gruppo e ha azzerato il debito. Ma restano le incertezze sul futuro industriale. E il governo non può far finta di nulla”. Che cosa vi aspettate dal dopo Marchionne? “Si parla tanto dei suoi successori, ma il tema centrale è quello della proprietà: la famiglia Agnelli e suoi eredi. Il loro gruppo, nel corso degli anni, ha ricevuto rilevanti sostegni pubblici. Per noi è prioritario che il governo apra un tavolo con la proprietà, l'azienda e i sindacati sul futuro di Fca”. “Ci aspettiamo”, aggiunge Re David, che il ministro Luigi Di Maio “richiami la proprietà alle sue responsabilità sugli stabilimenti e l'occupazione in Italia e che faccia una legge sulla rappresentanza sindacale”.