La Filctem Cgil della Sardegna difende la dorsale del gas messa in dubbio dal governo e si appella alle forze politiche e ai parlamentari sardi perché rivendichino il rispetto degli impegni. “Il metano distribuito con la rete di distribuzione ci farebbe fare un salto di qualità decennale e concretizzerebbe le potenzialità inespresse di tante aziende”, afferma in una nota il segretario regionale del sindacato di categoria, Francesco Garau, che cita anche i possibili risparmi per la sanità e per la pubblica amministrazione. “Non ammettere che la dorsale del metano è un’infrastruttura come tante in Italia e nel mondo e, ancor peggio, far finta di non sapere che avrà un utilizzo che va ben oltre la fase di transizione perché sarà il veicolo per trasportare biometano, idrogeno e gas sintetici e mettere al passo la Sardegna, non solo con il phase out dal carbone nel 2025 ma anche con l’abbandono totale delle fonti fossili che l’Europa prevede nel 2050, è un’operazione inaccettabile dietro la quale non possiamo non rilevare il tentativo di mistificare la realtà e, quindi, una pericolosa manifestazione di malafede”.

Da qui l’appello a tutte le forze politiche. La Filctem Cgil denuncia che “proprio in contemporanea con il via libera ai lavori del primo tratto Sud della dorsale assistiamo a svariate estemporanee dichiarazioni di esponenti politici dell'attuale governo che non tengono conto, oltre che di impegni istituzionali già presi, del bene comune dei sardi oltre che del buon senso. In particolare – osserva il sindacalista –, sconcertano le dichiarazioni della sottosegretaria Todde, che si è spinta a dire che la rete isolana per il metano non può far parte di quella nazionale e deve essere quindi a totale carico dei sardi, come se non fossero, questi, cittadini italiani, come se per altre reti, quella ferroviaria ad esempio, non si facesse il discorso esattamente opposto”.

Il segretario regionale Filctem aggiunge: “Il fatto che questi esponenti politici esprimano la loro contrarietà al nostro piano di metanizzazione non significa certo che il progetto, dal punto di vista tecnico, ambientale e di servizio alle imprese e ai cittadini non sia valido e non debba essere completato, bensì che ci sono in gioco altre logiche e altri interessi, molto lontani da quelli dei sardi”. Nel frattempo, c’è una parte amministrativa che, lontana dalle logiche di partito, continua a fare il proprio dovere. Così la procedura autorizzativa per la realizzazione della dorsale di distribuzione del gas è in fase avanzata: ha già incassato il parere positivo, con prescrizioni, della Commissione tecnica del ministero dell'Ambiente per ciò che riguarda il tratto Sud ed è in attesa dell'autorizzazione unica per l'avvio dei lavori che termineranno, se non ci saranno ulteriori intoppi, alla fine del 2021. Contemporaneamente, proseguirà l'iter autorizzativo del tratto Nord, che porterà al completamento totale dell'infrastruttura alla fine del 2023, esattamente due anni prima della data prevista per il phase out dal carbone.

“È davvero inaccettabile – aggiunge Garau – che si tenti di creare confusione tra due tipi di energia che sono completamente diversi e hanno utilizzi differenti, ovvero quella termica che si genererebbe con il metano e quella elettrica che si trasporterebbe con il cavo sottomarino proveniente dalla Sicilia (che oltretutto non garantirebbe la stabilità e la sicurezza della rete): chi usa l’elettricità per accendere i termosifoni? Chi accende una lampadina con il gas? Dorsale ed elettrodotto sono opere diverse e complementari che non devono essere messe in competizione. Il tentativo di presentarle come alternative, cancellando il piano per il metano, rischia di tenere la Sardegna in una condizione di arretratezza civile ed economica. Nessuno, tranne noi sardi, ha interesse a farci uscire da quella condizione. Il metano distribuito con la rete di distribuzione infatti, ci farebbe fare un salto di qualità decennale e concretizzerebbe le potenzialità inespresse di tante aziende nei settori della ceramica e dell’agroalimentare ad esempio, che per investire aspettano proprio l’arrivo del metano. Per non dire dei risparmi che si potrebbero realizzare nel settore sanitario, abbattendo gli elevatissimi costi energetici attuali per il funzionamento di impiantista, laboratori e riscaldamento. Stesso discorso, ovviamente, vale per tutto il sistema dell’amministrazione pubblica.