Le tematiche di genere nella valutazione del rischio entrano nella nostra normativa almeno a partire dal 2001, nel corpus di leggi a tutela della maternità e sui congedi parentali. Sul versante delle norme a tutela della salute e sicurezza, rispetto al precedente decreto 626 del 1994, il Testo Unico (81/2008) accoglie in modo esplicito dalle direttive europee la diversità di genere come filtro di analisi del rischio in più parti, spesso inesplorate: all’articolo 28, in particolare, si prevede che la valutazione dei rischi avvenga anche in ottica di genere.

Il rischio come fenomeno completamente neutro, universale e assoluto rispetto ai soggetti interessati, in concreto lavoratrici e lavoratori, dovrebbe essere quindi un concetto superato ormai da qualche anno. Eppure non ne abbiamo alcun ritorno nei Documenti di valutazione dei rischi che grazie ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) nei luoghi di lavoro ci troviamo a consultare, analizzare e confrontare con la realtà lavorativa.

Le valutazioni del rischio differenziate per genere (ma potremmo anche parlare di differenze di età o di paese d’origine) vengono per lo più trattate superficialmente dai datori di lavoro e dai servizi di prevenzione e protezione, e soltanto negli aspetti macro, come i rischi durante la gravidanza e la maternità, oppure la sorveglianza sanitaria nel corso dell’allattamento. Si parla, soprattutto, di interdizioni legate ai rischi chimico e biologico, e poco altro. Vengono sottovalutate, invece, le misure di prevenzione e le valutazioni di genere sia nelle norme tecniche sia nei protocolli sanitari adottati per la sorveglianza sanitaria dai medici competenti, se non per quanto esplicitamente previsto dal Testo Unico (come, ad esempio, per il rischio da movimentazione manuale dei carichi). Spesso mancano addirittura anche queste parti minime di valutazione.

La maggior parte dei medici competenti, che negli ultimi anni hanno introdotto in vari protocolli sanitari i concetti di promozione della salute come valore aggiunto, anche per quanto è esterno al contesto lavorativo, tendono a non prendere in considerazione le varianti di genere in modo esplicito, se non come dato statistico delle persone soggette a sorveglianza sanitaria. In pratica, è come se la forza lavoro di un’azienda fosse irrimediabilmente neutra, o al massimo con l’unica differenza legata alla possibilità di una parte di rimanere incinta. La composizione dell’organico di un’azienda, invece, dovrebbe essere già un dato importante di pre-tutela: la conoscenza del contesto lavorativo è la premessa della prevenzione e della protezione. Chi lavora, come e cosa si fa in una certa azienda, sono i dati minimi di realtà da rappresentare in una valutazione dei rischi.

Da anni, nonostante la crisi profonda dell’economia e della rappresentanza, la Filcams Cgil Torino si sta occupando di rafforzare il ruolo e le conoscenze dei nostri Rls in settori lavorativi in cui la maggioranza dell’occupazione è femminile, le modalità di lavoro precarie, su committenza e con prevalenza di rapporti part time. Sicuramente, anche a causa della composizione della nostra categoria e dei nostri rappresentati (il 70 per cento dei nostri iscritti sono donne e il bacino potenziale dei nostri settori è rappresentato da una maggioranza assoluta di occupazione femminile), la contrattazione di genere e la lotta alla discriminazione sui luoghi di lavoro sono temi prioritari nella nostra azione quotidiana. I settori lavorativi della categoria sono molteplici, così come i rischi cui le lavoratrici sono sottoposte: si va dal commercio tradizionale alla grande distribuzione, dal pulimento in contesti complessi come ospedali, laboratori e centri di ricerca, con rischi davvero particolari, alla vigilanza, al terziario avanzato, alle mense, ai servizi di ogni genere per gli studi professionali. Per questa varietà di situazioni di rischio, e per la forte rappresentanza del lavoro femminile nel terziario che possiamo offrire, siamo convinti che il ruolo degli Rls sia fondamentale anche per ottenere una migliore contrattazione e tutela delle condizioni lavorative tout court.

In prospettiva possiamo dire che garantire una tutela sempre più efficace nei luoghi di lavoro sarà centrale e prioritario
, se consideriamo che la speranza di vita delle donne è più alta e che l’età pensionabile è stata di molto spostata in avanti. Anche sul tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la lente di analisi “salute e sicurezza” apre scenari importanti: come incidono le differenze di genere sul rischio stress lavoro correlato? Davvero i periodi di assenza delle lavoratrici per maternità o malattia dei figli sono ben integrati nell’atmosfera aziendale e nell’organizzazione del lavoro? Il monte ore settimanale (di solito part time rispetto ai colleghi maschi) e l’inquadramento delle lavoratrici non incide in alcun modo nella loro gestione dei tempi di vita e di lavoro? Eppure le donne infortunate in itinere, secondo gli ultimi dati Inail disponibili, sono aumentate e sono maggiori rispetto ai lavoratori. Tanti e complessi sono gli spunti di riflessione e analisi possibili, fattibili e che vogliamo iniziare a fare. Il lavoro femminile è un valore aggiunto inestimabile, sia in termini economici per la collettività come punti di Pil che si potrebbero aggiungere, sia in termini di pari opportunità reali e di crescita della nostra società civile.

Il 26 maggio scorso abbiamo tenuto la prima assemblea degli Rls Filcams di Torino
, in cui abbiamo provato a coniugare i temi della contrattazione di genere con la prevenzione della salute. Abbiamo anzitutto confermato che le priorità europee in materia di salute e sicurezza – ossia lo stress lavoro correlato e i rischi psico-sociali, e le malattie osteo-articolari – sono anche le nostre, come testimoniano i nostri dati quotidiani dai luoghi di lavoro e dalle assemblee. Priorità di cui, è bene sottolinearlo, le aziende sembrano non essersi accorte. Dalla discussione sono emerse buone prassi e suggerimenti, ma soprattutto la volontà di intraprendere iniziative in sinergia con i vari soggetti istituzionali e sociali coinvolti. A partire dalla redazione condivisa di linee guida per la valutazione dei rischi in ottica di genere nel dettaglio e dagli approfondimenti su alcuni settori problematici (grande distribuzione, in primis) per quanto attiene le malattie professionali.

* coordinamento Rls Filcams Cgil Torino