Giovedì 26 e venerdì 27 gennaio si terrà a Torino la riunione del Cae (il Comitato Aziendale Europeo) di Fca di cui fanno parte i delegati provenienti da 12 paesi della Unione Europea: la riunione avverrà alla presenza della direzione di Fca, che dovrà illustrare programmi, investimenti e piani per il futuro. 

Oggi, 24 gennaio, nel corso di una conferenza stampa, Michele De Palma, responsabile auto per la Fiom-Cgil nazionale, e Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil di Torino, hanno svolto una comparazione tra i salari e i diritti garantiti dal contratto nazionale di lavoro, recentemente rinnovato unitariamente, e il Ccsl applicato ai lavoratori Fca. 

"Sia sotto l'aspetto retributivo che sotto quello delle tutele (dalla sanità integrativa al diritto allo studio, dalla contribuzione complementare alla formazione), è emerso come il recente contratto nazionale garantisca migliori condizioni ai lavoratori", hanno spiegato i due sindacalisti. 

"Dalla prossima settimana inizieremo una campagna di assemblee in tutti gli stabilimenti Fca e Cnh per informare i lavoratori sulla comparazione tra il contratto nazionale e il Ccsl, che scadrà nel 2018 - afferma Michele De Palma - Le principali differenze sono che il contratto nazionale unitario è stato votato da tutti i lavoratori, mentre il Ccsl no; il Ccnl poi prevede due livelli contrattuali, mentre il Ccsl soltanto uno; inoltre sul salario la paga base prevista dal Ccnl è più alta rispetto a quella dei lavoratori di Fca e Cnhi, così come è prevista la centralità dei delegati nella contrattazione sulle condizioni e gli orari di lavoro; infine il contratto nazionale prevede condizioni di miglior favore in materia di flexible benefit , fondo Cometa, sanità integrativa, solo per citarne alcuni. Questi risultati sono stati ottenuti unitariamente nel contratto nazionale senza limitazioni al diritto di sciopero". 

Per Federico Bellono, della Fiom torinese, è necessario che, "già dalla riunione del Cae, l'azienda faccia chiarezza sugli investimenti futuri, a partire da Torino e dai suoi stabilimenti, dove i lavoratori sono ancora coinvolti dagli ammortizzatori sociali. E sarebbe auspicabile anche una presa di posizione da parte di governo e istituzioni locali che, a partire dall'ultimo incontro a Mirafiori con Elkann e Marchionne, non hanno ritenuto di chiedere conto all'azienda dei piani per gli stabilimenti torinesi: quanta differenza con quello che sta avvenendo dall'altra parte dell'Oceano, dove basta un tweet di Trump per smuovere investimenti miliardari".