“La decisione della direzione aziendale della Fiat di impedire il ritorno al lavoro dei 19 lavoratori iscritti alla Fiom-Cgil presso lo stabilimento di Pomigliano d’Arco è un ennesimo atto discriminatorio teso a eludere l’ordinanza del Tribunale di Roma”. Lo afferma in un comunicato Michele De Palma, coordinatore nazionale del settore auto per la Fiom-Cgil.

“La direzione aziendale della Fiat persevera nell’illegale comportamento nei confronti dei lavoratori iscritti alla Fiom-Cgil – prosegue il sindacalista – usando il trasferimento di ramo d’azienda da Fabbrica Italia Pomigliano a Fiat (Fga). La direzione aziendale usa poi la cassa integrazione guadagni per ristrutturazione al fine di impedire il rientro in fabbrica dei 19 e di tutte le oltre duemila maestranze poste in cassa integrazione a zero ore da circa tre anni”.

“Questo uso della cassa integrazione per ristrutturazione è per la Fiom-Cgil illegittimo sia per come è stata tenuta la procedura, sia perché attraverso la divisione in tre diversi gruppi A, B e C la direzione aziendale cancella la rotazione fra tutti i lavoratori”.

“La Fiom-Cgil – prosegue De Palma – oltre ad aver già diffidato la direzione aziendale dal continuare nel proseguire tali comportamenti, ha già proceduto a chiedere il rispetto dei diritti sindacali: dal riconoscimento dei delegati, al diritto di assemblea, bacheca, a tutti i diritti garantiti dalle leggi nel nostro paese. Diritti sindacali che permetterebbero alla Fiom-Cgil di riaprire la negoziazione sulla grave situazione di tutti gli stabilimenti Fiat a tre anni dalla nascita di Fabbrica Italia e del Ccsl”.

“Un dato non può sfuggire – conclude il sindacalista Fiom –: la cessazione della produzione di Panda presso lo stabilimento polacco non ha in alcun modo aumentato l’occupazione presso lo stabilimento di Pomigliano. L’assenza della saturazione degli impianti ha un impatto drammatico sui lavoratori della Magneti Marelli (ex Pcma) in cassa a zero ore da anni e su tutto l’indotto e la componentistica”.