Il 2017 parte malissimo in quanto a femminicidi. Siamo già a tre donne uccise, nei primi giorni dell’anno, da parte di compagni o mariti. E due di queste sono in Lombardia, nella 'civile' Milano. Entrambe lavoratrici pubbliche. Tiziana Pavani, 54 anni, era segretaria in un asilo comunale. Rosanna Belvisi, 50 anni, era dipendente dell’Inps di Milano Fiori. E questo, per la categoria della Funzione pubblica Cgil, è motivo di ulteriore dolore.
 
“Da tempo, denunciamo che questa piaga, non solo del nostro Paese, purtroppo, va curata al più presto. Per farlo, ci vogliono più impegno e consapevolezza, da parte di tutte e tutti. E senz’altro con il ruolo determinante delle istituzioni. Si ripetono i femminicidi, ma dobbiamo fermarli e anche come sindacato agiremo tutte le azioni possibili per dare il nostro contributo in questa battaglia di civiltà”, afferma Mavì Gardella, segretaria della categoria regionale.
 
“Come lavoratrici e lavoratori dell’Inps, siamo sgomenti. Come succede quando pensi che certi fatti possano accadere solo lontano da te – dichiara Antonella Trevisani, coordinatrice Fp Cgil Lombardia –. Innanzitutto, esprimiamo solidarietà alla figlia di Rosanna, per il doppio dramma che gli è toccato di vivere, con la perdita violenta della madre e per mano di suo padre. Ci sentiamo coinvolti, poi, come dipendenti dell’ente, per non essere stati capaci di percepire la situazione di bisogno di Rosanna, che ha sempre nascosto le sue difficoltà. Organizzeremo al più presto un’assemblea”.
 
"Lo abbiamo già espresso in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne e lo ribadiamo: serve un cambio culturale, a partire dagli uomini, e poi attraverso un’educazione all’affettività che abbia nel rispetto dell’altro da sé un punto cardine. Bisogna finanziare adeguatamente i servizi sociosanitari assistenziali per le donne, i centri antiviolenza. Bisogna anche favorire quei centri, che stanno finalmente prendendo piede, di supporto agli uomini violenti che vogliono cambiare. Perché cambiare si può. Come categoria che rappresenta donne e uomini dei servizi pubblici, che hanno nel rapporto con i cittadini la loro missione, saremo sempre in prima fila contro la violenza di genere, che si traduce anche in discriminazioni e soprusi, in linguaggi denigranti e offensivi, in condizioni di lavoro più sfavorevoli, nella mancata conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, nella cancellazione di servizi che rendono ancora più difficile la libertà piena delle donne. Vogliamo vivere e lavorare nella cultura del rispetto, come pratica quotidiana", conclude la dirigente sindacale.