Industria: tanti i tavoli di confronto al ministero sulle crisi che continuano a mordere il tessuto produttivo del paese. Di questi temi ha parlato Francesca Re David, segretario generale della Fiom Cgil, intervistata da RadioArticolo1. A cominciare dalla vertenza Embraco, per la quale un primo importante risultato è stato colto, ovvero il congelamento per un anno dei licenziamenti. “È il risultato delle lotte dei lavoratori che hanno saputo far diventare il caso un caso nazionale ed europeo – ha spiegato Re David –. I sindacati europei cominciano a porsi un problema importante: come si può pensare che sostegni pubblici, italiani o comunitari, vengano utilizzati per chiudere un sito produttivo in un paese e aprirne un altro in un altro. Insomma: come si possano mettere in concorrenza i lavoratori sulla base dei loro diritti e dei loro salari. Grazie a questa pressione, la Whirlpool Italia è stata costretta a fare un passo indietro, non utilizzando alla fine tutta la legislazione che questi governi hanno messo a disposizione delle imprese. Non dimentichiamo, infatti, che l'abolizione della cassa integrazione per cessazione di attività e i licenziamenti più facili stanno nel Jobs Act”.

 

Insomma, positivo che l’azienda si sia impegnata sul salario pieno e che il governo, riprende la sindacalista, abbia pensato a “un fondo pubblico per sostenere le aziende a rischio di delocalizzazione. Un fatto che noi giudichiamo positivamente, perché abbiamo sempre considerato importante che gli investimenti pubblici facciano da volano a investimenti privati. Naturalmente la vertenza non è chiusa fino a che non avremo la certezza della salvaguardia di tutti i posti di lavoro e dell'attività produttiva”.

Sempre la scorsa settimana, un altro segnale positivo è arrivato questa volta dalla Toscana, con l'accordo preliminare a Piombino per il passaggio delle acciaierie dal gruppo algerino Aferpi a quello indiano di Jindal,  Anche in questo caso, per la sindacalista, “occorre procedere con molta cautela fino a che non si vedrà una ripresa effettiva della produzione”.

Ancora completamente aperta, invece, è la vertenza che riguarda l’Ilva di Taranto, per la quale l’appuntamento è per il 9 marzo. “La trattativa – ha osservato la leader della Fiom – non riesce a entrare nel vivo, in particolare per quanto riguarda la parte sindacale, cioè la difesa di occupazione salari, diritti dei lavoratori, e anche le questioni ambientali che ci interessano e consideriamo fondamentali tanto quanto quelle industriali, anche perché sono tra loro fortemente intrecciate. Oltretutto, l’Antitrust non si è ancora pronunciato rispetto alla possibilità di acquisizione da parte di Mittal e probabilmente non lo farà fino ai primi di aprile”.

La posizione della Fiom è nota, ha aggiunto Re David: “Per noi un eventuale accordo sindacale non può prevedere esuberi. I 14 mila posti di lavoro devono rimanere. Poi naturalmente c’è tutto il tema dell’indotto e del Jobs Act: l’idea che con la nuova proprietà si azzera tutto e si applica la nuova normativa non è accettabile. Insomma: bisogna davvero iniziare a entrare nel merito della trattativa”.

Su questi temi incide naturalmente anche l’accordo su relazioni industriali, contrattazione e rappresentanza appena firmato tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. “Credo – ha osservato la sindacalista – che ci siano alcuni elementi importanti. Il primo riguarda il percorso: avevamo dato una valutazione non positiva dei primi testi e c'è stata la capacità da parte della Cgil di riaprire una discussione che ha visto la partecipazione di larga parte dell’organizzazione”.

Quanto merito, ha commentato la sindacalista, “va sottolineata la chiara conferma dei due livelli di contrattazione – che in questa fase non è una banalità né in Italia né in Europa – e il riconoscimento della possibilità per il salario di andare oltre l'inflazione con modalità diverse. Da segnalare anche la questione della misurazione della rappresentanza, evocando una legge sia per quanto riguarda le imprese sia per quanto riguarda il sindacato”.