E' stato firmato a Palazzo Chigi l'accordo sulla vertenza Electrolux. Dopo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, hanno siglato l'intesa il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, i presidenti delle Regioni interessate e i rappresentanti di sindacati e azienda. 

Quello su Electrolux "è un accordo significativo e importante, è un nuovo modello di relazioni industriali e preserva tutti i posti di lavoro per tutta la durata del piano", è il commento del ministro dello Sviluppo, durante la conferenza stampa a palazzo Chigi seguita alla firma.

Tra settembre e ottobre scorsi l'azienda indicava 1700 lavoratori in più, e quasi una chiusura per Porcia. Secondo quanto riferito dal governo si è invece arrivati ad un accordo che non comporta “nessun licenziamento e nessun esubero". L'Electrolux ha messo sul tavolo "150 milioni per garantire le produzioni su tutti e 4 gli stabilimenti del gruppo".

"Abbiamo chiesto all' azienda un piano serio e credibile di investimenti - ha ribadito Guidi - e l'azienda si è impegnata con un investimento di 150 milioni di euro per tutti e quattro gli stabilimenti del gruppo. Sindacati e azienda hanno dimostrato un grande senso di responsabilità in una trattativa che ha avuto momenti anche drammatici". Guidi ha anche ricordato che "non sono stati toccati i livelli salariali" e ha ringraziato i sindacati "per il contributo significativo" sul fronte dei permessi sindacali.

"La vicenda Electrolux ha dimostrato che tutte le crisi aziendali gestite sindacalmente arrivano alla meta, mentre la classe politica discute del sesso degli angeli", ha invece commentato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni,

"Quello firmato a Roma tra sindacati, Electrolux e il Governo è un accordo difensivo, che comporta sacrifici per i lavoratori di Porcia, ma doppiamente importante. Non soltanto per il risultato, ma anche per i fattori che l'hanno reso possibile: la lotta dei lavoratori, l'unità e la compattezza del fronte sindacale, che quei lavoratori rappresenta, l'impegno delle istituzioni, dal livello territoriale fino al Governo, passando per la nostra Giunta regionale", è infine l'analisi contenuta in una nota dei vertici regionali e pordenonesi della Cgil.

Per il segretario Cgil Fvg, Franco Belci, Giuliana Pigozzo (Cgil Pordenone) e Maurizio Marcon (Fiom Pordenone), si tratta di "un esito che non sarebbe stato possibile se fin dal primo momento i sindacati non avessero marciato assieme, a partire dalla manifestazione del 14 novembre 2013, senza fratture tra sigle e soprattutto senza quelle competizioni tra territori che hanno negativamente segnato la vertenza Ideal Standard".

I tre sindacalisti considerano "un passaggio fondamentale il rifiuto opposto dalla Cgil a una trattativa sulla base della proposta di riduzione dei salari e dei diritti avanzata da Unindustria di Pordenone: si trattava di un modello basato su una concezione sbagliata e anacronistica di competizione solo sui costi, una rincorsa all'indietro inaccettabile - concludono - per Pordenone e per il Paese".