Novanta giornali italiani rischiano di chiudere, con conseguenze devastanti sui posti di lavoro. L'allarme è arrivato ieri (23 ottobre) dalla Fnsi, la Federazione della stampa. Lo ha detto il segretario generale Franco Siddi, intervenendo all'incontro alla Camera dei Deputati 'Il pluralismo verso l'estinzione'. 'Siamo a fine anno - spiega - e non solo i finanziamenti pubblici all'editoria sono scesi dai 114 milioni di euro del 2011 ai 60-70 del 2012. Ma non si riesce neanche a capire con esattezza quale sarà l'ammontare".

"Le imprese che stanno continuando a lavorare stringendo i denti - ha aggiunto Siddi - rischiano di arrivare a fine anno e scoprire che i fondi non saranno erogati. In quel caso l'unica strada sarà la chiusura".

Un'incertezza che, ha spiegato, si prolunga anche sul disegno legge delega per il settore. 'La bozza presentata dice che non dovranno essere modificati i tetti dei finanziamenti. Ma quali tetti, quelli del 2011 o quelli del 2012? Se l'ipotesi è la seconda non ci stiamo. Tutti gli operatori dicono che non si può sopravvivere sotto la soglia dei 120 milioni e a questo punto il governo dica se considera l'editoria l'asse portante dello sviluppo del paese o no'.

Pronti a convocare un'assemblea pubblica con tutti i rappresentati di settore per il 6 o il 13 novembre, Fnsi e Mediacoop hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Monti sulla necessità di incrementare 'di almeno altri 70 milioni la dotazione del Fondo Editoria per i contributi alle cooperative di giornalisti, alle testate di idee, non profit e di partito o si andrà incontro al default di questa parte dell'informazione, con una perdita di 4 mila posti di lavoro', più tutto l'indotto e gli introiti dell'Iva. 'Senza queste risorse - si legge - non sarà possibile dare operatività anche allo stesso Decreto Peluffo per il recupero e il riavvio di testate già in crisi e in uscita dalle edicole'.

La buona notizia, aggiunge Mario Salani presidente di Mediacoop, è che 'nella legge di stabilità è previsto il finanziamento all'editoria nel 2015. Ma non ha senso votare una delega se poi i soggetti per cui si vota nel frattempo saranno scomparsi'. In questi giorni, ha concluso Siddi, si passa 'da un bavaglio a un altro, da quello dei mancati finanziamenti a quello della legge sulla corruzione che si sta trasformando in una legge vendicativa contro i giornalisti che hanno messo certi politici sotto la loro lente'.

E oggi (24 ottobre) è arrivata una brutta uscita di Beppe Grillo proprio su questo tema. "Finalmente una buona notizia. Ogni  tanto bisogna guardare il grande cielo azzurro e tirare il fiato. 70 giornali rischiano di chiudere", ha scritto il leader del Movimento 5 Stelle sul suo blog- "Finora sono stati finanziati dalle  nostre tasse per raccontarci le loro balle virtuali. Franco Siddi,  segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa è preoccupato per il pluralismo dell'informazione, ma soprattutto per i  soldi". Grillo ha quindi aggiunto: Bye, bye giornali, è  stato bello, anche grazie a voi, arrivare sessantunesimi al mondo per  la libertà di informazione".

E subito è arrivata la replica della Fondazione Di Vittorio. "Le quattromila persone che rischiano il loro posto di lavoro ringraziano sentitamente Grillo per l'attenzione e la solidarietà espressa”. E' la replica ironica di Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Componente del Comitato per la libertà e il diritto all’Informazione, alle parole di Grillo.

"Decine di testate che rappresentano tanti e diversi punti di vista culturali e politici - ha spiegato - vedono il rappresentante di un movimento politico che esulta per la loro possibile chiusura. Si può avere qualsiasi opinione di merito, si può esporla in modo più o meno populistico, tutto è legittimo. Quello che non va è la mancanza di ogni rispetto per il dramma delle persone e per l’informazione plurale. Tutto questo si commenta da sé".