Il settore delle costruzioni continua a vivere una recessione che nei primi 5 mesi del 2012 ha fissato il calo della produzione a livello nazionale a -14%, due volte peggio rispetto all'area euro (-6,9%); a maggio 2012 si sono toccati livelli vicini ai minimi storici ed inferiori del 33,9% rispetto al massimo raggiunto dal mercato prima della crisi. Un quadro che coinvolge anche l’Emilia Romagna in cui si concentrano il 10,3% delle imprese edilizie su base nazionale. È quanto afferma Confartigianato Emilia Romagna.

Secondo gli ultimi dati Istat sulle imprese attive, il 98,7% delle imprese del settore delle costruzioni ha meno di 20 addetti e il 79,6% degli addetti è occupato in micro e piccole imprese con meno di 20 addetti. Relativamente al II trimestre 2012 nel comparto delle costruzioni sono registrate presso le Camere di Commercio 899.602 imprese di cui 577.588, pari al 64,2%, sono artigiane, valore di oltre due volte e mezzo più alto rispetto all’incidenza media che l’artigianato ha sul totale imprese (23,8%). In particolare ben oltre la metà (58,6%) delle imprese si concentra in cinque regioni: Lombardia (19,5%), Piemonte (10,5%), Emilia-Romagna (10,3%), Veneto (9,8%) e Toscana (8,5%).

“I numeri che il nostro ufficio studi ha analizzato - spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato Emilia Romagna - confermano il periodo difficile che le costruzioni stanno attraversando, ma la loro componente artigiana mostra una dinamica negativa meno accentuata. Purtroppo i fronti aperti sono troppi: le famiglie non hanno potere d’acquisto e non comprano case, anche a seguito della riduzione del credito erogato dalle banche; la spesa della pubblica amministrazione in costruzioni è a crescita zero e i tagli alla finanza locale influenzano una domanda per il 75,7% determinata dalle amministrazioni pubbliche”.

La dinamica tendenziale dell'occupazione nel comparto delle costruzioni negli ultimi sette anni mostra un andamento ciclico: il dato peggiore è il -8,0% del IV trimestre 2011 e quello migliore è il +8,9% del I trimestre 2005. Dopo la crescita dell’1,6% registrata nel II trimestre 2010 si riscontra un calo tendenziale dell’occupazione, che si prolunga in una serie di sei trimestri consecutivi fino al -4,5% osservato nel I trimestre 2012. Solo cinque regioni registrano una crescita dell'occupazione nel corso degli ultimi quattro trimestri: al primo posto si piazza l'Abruzzo per cui si rileva una variazione tendenziale pari al 13,1%, seguito dalla Provincia Autonoma di Trento con una crescita del 7,7%, dal Piemonte con una crescita del 4,4%, dal Veneto con una crescita del 2,1% e dal Friuli-Venezia Giulia con una crescita dell'1,6%. Le Marche evidenziano la flessione dell'occupazione maggiore, pari al 15,2%; seguono l'Emilia Romagna (-13,2%), la Calabria (-11,8%), l'Umbria (-11,7%) e la Liguria (-11,6%).

Tra le sei regioni che mostrano una crescita dell’occupazione dipendente al primo posto si piazza l’Abruzzo, che evidenzia una variazione tendenziale pari al 18,0%, seguito dalla Provincia Autonoma di Trento con una crescita del 7,8%, dal Piemonte con una crescita del 6,5%, dalla Toscana con una crescita del 3,9% e dalla Basilicata con una crescita dell’1,9%. La flessione maggiore si è evidenziata in Sardegna, con un calo del 17,7%; seguono le Marche (-16,2%), la Calabria (-15,3%), la Liguria (-12,3%) e l’Emilia Romagna (-12,2%).