Gli effetti della crisi del settore edile in Campania sono ancora pesanti. Dal 2010 il settore ha perso circa 40 mila addetti e oltre 3 mila aziende, con una drastica contrazione del salario disponibile di oltre 240 milioni di euro e una caduta verticale delle ore lavorate pari a circa 30 milioni (come spiegano i dati della Cassa edile regionale). Una situazione insostenibile, che ha spinto oggi (venerdì 1° dicembre) Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil a manifestare a Napoli, davanti alla sede della Regione (in via Raffaele De Cesare), dichiarano lo stato di mobilitazione per “sostenere il rilancio quantitativo e qualitativo del settore delle costruzioni, per far prevalere l'edilizia buona e utile”.

I sindacati rimarcano “l’assenza di concrete ed efficaci politiche per rilanciare il settore, mentre i tanti annunci stentano a tradursi in cantieri aperti e lavoro qualificato”. I numeri sopra citati, dunque, danno il quadro di “un settore ancora falcidiato dalla riduzione degli addetti e della produzione per investimenti pubblici e privati, dalla diffusa irregolarità del lavoro, dalla scarsa sicurezza sui cantieri, da illegalità, subappalti al massimo ribasso, dumping, lavoro nero ed evasione fiscale e contributiva”.

Occorre un’inversione di tendenza, spiegano Feneal, Filca e Fillea regionali, e servono “interventi anticiclici, dall'Agenda 2014-2020 al Patto per la Campania”. I sindacati chiedono di dare “impulso alla filiera produttiva e occupazionale: dalle infrastrutture ai programmi di riqualificazione e rigenerazione, dalla difesa del territorio alle politiche abitative, attraverso programmi di recupero e manutenzione del patrimonio immobiliare pubblico e privato”.

Grande criticità si ravvisa anche sui lavori messi a gara: nel 2016 si è registrata una flessione dei bandi di gara pari al 34 per cento in valore assoluto e del 32 in valore economico rispetto all’anno precedente. Nel primo semestre 2017, seppur registrandosi un lieve incremento, con 672 gare per un valore complessivo di 588 milioni di euro, il settore stenta a riprendere la sua naturale dinamica anticiclica. “L’andamento non positivo del mercato pubblico è parzialmente compensato da una ripresa di quello privato” conclude il comunicato sindacale: “Questo grazie agli effetti degli incentivi e dei bonus che hanno caratterizzato le politiche del governo e che bisogna rendere mirati e strutturali”.