Pubblichiamo uno stralcio dell'intervista a Fausto Durante, responsabile Segretariato Europa della Cgil, che troverete in versione integrale nel prossimo numero di 2087, il mensile sulla formazione e informazione per la sicurezza sul lavoro

“Le risposte alla campagna della Ces “Rethink Refit”? Fino a qui, molto deludenti, poco profonde, poco convincenti. In Italia, tanto per fare un esempio, solo due parlamentari europei hanno ritenuto di risponderci. E non molto meglio è andata negli altri paesi”. Con Fausto Durante, responsabile del Segretariato Europa Cgil, facciamo il punto sull’attacco alla sicurezza sul lavoro in corso in Europa, sintetizzato dal progetto Refit della Commissione europea, alla vigilia del voto che deciderà la nuova composizione del Parlamento europeo. “È anche vero che il Parlamento è alle sue fasi finali – ammette Durante –. È molto probabile che su questa materia si deciderà tutto nella prossima legislatura. E sarà di sicuro fondamentale l’atteggiamento dell’Italia, che avrà la presidenza dell’Unione nel semestre da luglio a dicembre”.

2087 Perché i sindacati europei sono contro Refit?

Durante Dietro il regolamento Refit, con la scusa di procedere con la semplificazione rispetto ad adempimenti burocratici, all’uso intensivo di documentazione cartacea e ai vincoli tecnico-amministrativi, dietro questo obiettivo che pure sarebbe di per sé in linea di principio condivisibile, si nasconde uno dei più subdoli e più pericolosi attacchi a tutta la legislazione – europea e dei singoli Stati nazionali –, in materia di sicurezza sul lavoro e di prevenzione degli infortuni. Sarà necessario – appena il nuovo Parlamento si sarà insediato, le commissioni saranno formate e saranno entrate in operatività, e in qualche modo verrà ridefinita anche la nuova composizione della Commissione europea – riprendere questa campagna perché la regolazione Refit venga ritirata e sostituita da un provvedimento che non contenga questa ricetta mortale per la politica della sicurezza.

2087 Com’è successo che l’Europa, patria del welfare e della sicurezza, abbia fatto una scelta come quella di Refit?

Durante Ci sono diversi elementi che si sommano e che segnano la conferma di un clima e di un contesto più generale, che ha permeato di sé tutta la Commissione negli anni di Barroso. Questa Commissione – in modo particolare quella dell’ultimo quinquennio, che si è trovata ad affrontare la fase più dura della crisi – ha avuto come stella polare delle sue politiche sociali la riduzione dei margini di manovra dei sindacati, lo svilimento, fino a renderlo in alcuni casi un vero e proprio sepolcro imbiancato, del dialogo sociale, l’attacco agli organi di rappresentanza sociale, in particolare di quelli del lavoro. Questo è il contesto generale nel quale tutte le politiche sociali ed economiche della Commissione si sono orientate. A questo si è aggiunta, negli ultimi due anni, una tendenza all’assecondare alcune delle pretese più estreme e ingiustificate delle lobby imprenditoriali presenti in Europa, che hanno colto l’occasione di questo provvedimento generale sulla semplificazione burocratica e amministrativa per provare a indebolire complessivamente il tessuto di leggi e di tutele, quella cornice giuridica generale che impedisce che nei luoghi di lavoro si faccia strame delle norme sulla sicurezza. La Commissione ha agevolato questo percorso e non c’è stata, da parte dei governi nazionali che, va ricordato, sono o di larga coalizione o governi dichiaratamente conservatori o di centro-destra, una reazione sufficiente.