Per Catania il nuovo anno si aprirà con uno sciopero generale contro il dissesto. Lo hanno indetto Cgil, Cisl, Uil e Ugl provinciali, con l'obiettivo di chiedere se e come il governo nazionale interverrà a sostegno della città con i fondi richiesti dalla Giunta e dalle forze sindacali e sociali, conoscendo gli esatti importi e i tempi di erogazione. Ma anche capire - aggiungono i i sindacati - come l'amministrazione comunale vorrà concretamente affrontare il piano di risanamento e recuperare l'evasione fiscale.

È questo l'esito dell'attivo unitario tenutosi il 10 dicembre mattina nel Salone Russo di via Crociferi 40 a Catania. Tre ore di confronto alla presenza anche delle centrali cooperative, con l'idea ben chiara che il dissesto non può essere un evento gestito senza la concertazione reale e non ancora applicata come si dovrebbe. “Si tratterà di una protesta ampia e non simbolica - si legge in un comunicato diffuso dai sindacati -. Il dissesto non durerà poco, ma tutto il tempo necessario per ottenere nuove liquidità e studiare misure di recupero che coinvolgeranno un terzo dell'economia cittadina, in primis quella sociale, ma anche delle imprese, dell'impiego pubblico, delle partecipate, e del mondo culturale”.

Per i sindacati, è anche urgente prevedere una razionalizzazione complessiva della spesa evitando danni lineari e macelleria sociale. Lo sciopero generale non è considerato un obiettivo finale ma “di partenza per una seconda fase più dura e consapevole di una lotta sindacale e sociale” dichiarano i quattro segretari generali, Giacomo Rota, Maurizio Attanasio, Enza Meli e Giovanni Musumeci.

Ci sono molte domande senza risposta: “Al netto dei contributi cosa accadrà da gennaio in poi? Quanto i catanesi sono veramente consapevoli delle conseguenze che si consumeranno sulla propria pelle? Il rischio rimozione potrà solo peggiorare l'impatto finale. Ecco perché rimanere uniti, insieme ai lavoratori e ai cittadini tutti, è l'unica possibilità per fare il bene di Catania”. L'incontro al Comune, per i sindacati, viene considerato non una tappa della concertazione, ma un ordinario incontro pubblico.