Oggi, 7 luglio, il ddl scuola approda in aula alla Camera per il passaggio finale del suo iter parlamentare. Nel frattempo, in tutta Italia, si mettono in atto diverse forme di protesta. A Palermo una cinquantina di studenti del coordinamento 'Studenti Medi Palermo' ha effettuato un blitz nell'assessorato alla Scuola ed esposto da uno dei suoi balconi uno striscione con la scritta "No al ddl Buona Scuola. Studenti medi Palermo": un modo "per opporsi esplicitamente e sino all'ultimo momento – affermano in una nota - all'approvazione del disegno di legge di riforma della scuola sul quale il governo ha chiesto e ottenuto la fiducia in Senato già lo scorso 25 giugno".

Intanto davanti a Montecitorio, i sindacati Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals e Cobas, ma anche associazioni e coordinamenti di professori a partire dalle 16 protesteranno per l’ennesima volta contro i contenuti del provvedimento. I motivi della protesta li hanno spiegati nei giorni scorsi e li ribadiscono oggi: “Non possiamo permettere all’esecutivo di cambiare in maniera così autoritaria la scuola di tutti, saremo uniti per difendere la scuola e ci batteremo sempre: torneremo in piazza anche a settembre con tante iniziative di mobilitazione e lavoreremo sodo perché venga fuori in modo chiaro che con questa riforma si cancellano diritti e libertà di tutti”.

Nel frattempo, da tutta Italia
attivano anche studenti, docenti, precari e non, riuniti in associazioni nate su Facebook in questi mesi per protestare contro il disegno di legge (Gessetti rotti, Manifesto nazionale docenti precari, Docenti che non voteranno Pd, Comitato decenti precari, Esercito di docenti, Docenti incazzati). “Questa nostra lotta contro il ddl Scuola - spiegano i portavoce del Manifesto che hanno iniziato fin dalle 10 del mattino a presidiare Montecitorio - non è una manifestazione di protesta, ma è una festa per la democrazia: indosseremo una maglietta bianca, porteremo una Costituzione e metteremo una fascetta nera sulla fronte per indicare che i nostri pensieri sono censurati ogni santo giorno: è ora di dire basta e riprendersi la democrazia”.