“L'Europa mette l'accento sul controllo del debito anziché sullo sviluppo e questo è un condizionamento negativo, non c'è dubbio. Ma l'azione politica del nostro paese dovrebbe essere orientata a superare questi vincoli, altrimenti lo scenario resta cupo. Tra il tutto e il niente di mezzo ci sono tante cose, un po' di investimenti si possono fare”. A dirlo è il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, intervistato da RadioArticolo1 nella trasmissione Italia Parla (qui il podcast).

“Si potrebbe partire dal fisco - osserva il dirigente sindacale - sia per la impressionante area di evasione, sia cercando un più prelievo più equilibrato a seconda della progressività dei redditi. Da lì liberare risorse da investire nello sviluppo e nella crescita, soprattutto nella infrastrutture e non solo materiali, anche immateriali come la banda larga”. Su quest'ultimo punto, aggiunge Solari, abbiamo un notevole gap tecnologico con il resto di Europa: “I 30 megabyte, minimo indispensabile per poter dire di avere un'infrastruttura, coprono solo il 20% della popolazione italiana, in Europa il 62%”.

Una buona parte del ritardo, osserva, "è dovuta al fatto che nell'economia italiana l'incidenza delle aziende digitali è molto più bassa rispetto al resto di Europa. È un altro aspetto che conferma quanto abbiamo bisogno di fare un salto di qualità per uscire dalla crisi e che questo non avverrà in modo automatico, non verrà garantito dal mercato”.