“Il patto di stabilità e crescita non funziona, occorre cambiare passo con decisione e con rapidità”. E' l'indicazione che fornisce la Cgil in merito agli sviluppi della crisi e alle soluzioni da prendere in una nota del segretario confederale, Danilo Barbi, e del responsabile del dipartimento Economico, Mauro Beschi. I due sindacalisti mettono in fila i passi falsi fatti da quando “l'incendio nato con la crisi greca non è stato spento, anzi si sta allargando ben oltre i Paesi considerati deboli per coinvolgere quasi tutta l'Europa”, a causa di “errori, egoismi nazionali e una scarsa visione strategica”.

Oggi, sostengono Barbi e Beschi, “riemergono in tutta la loro crudezza i limiti di 'governance' irrisolti con l'introduzione dell'euro: non si può avere centralizzazione della politica monetaria mantenendo decentrata la politica fiscale; non può darsi una banca centrale senza funzione di garante di ultima istanza”. Adesso, continuano, “qualcosa si muove sia sul versante della funzione della Bce sia su quello della convergenza fiscale: la proposta degli Eurobond e quella della Tassazione delle Transazioni Finanziarie sono diventate sempre più concrete e condivise dopo che erano state osteggiate o addirittura derise”.

Ma soprattutto, circa l'idea di fare del Fondo salva Stati “una vera e propria Banca che acquisterebbe titoli pubblici, sul mercato primario e secondario, con l'obbiettivo di mantenere i tassi di interesse al di sotto di un livello accettabile”, la Cgil sostiene che “sarebbe un'operazione con l'indubbio merito di stabilizzare i debiti sovrani sottraendoli alle pressioni speculative senza dover aspettare le modifiche dei trattati europei” e che “potrebbe offrire anche la possibilità di rivedere i vincoli ed i tempi del risanamento cui i diversi Stati sono sottoposti, almeno liberandoli dal comprendere nel Patto di Stabilità gli investimenti produttivi”.

La Cgil, “consapevole che l'insieme delle politiche europee debba essere orientato diversamente e in modo più realistico, sostiene queste proposte per offrire nuovi orizzonti all'Europa e, nello stesso tempo, per rendere credibili gli sforzi verso la crescita che sono necessari anche per l'Italia”, concludono Barbi e Beschi.