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Il presidente del Consiglio dei ministri ha approvato, come previsto già dalla legge di bilancio varata lo scorso dicembre, il decreto che assegna le risorse disponibili per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali dei lavoratori di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, scuola, università e ricerca. Complessivi 2,4 miliardi di euro, che rappresentano una prima tranche per realizzare quegli incrementi in busta paga che, a regime entro il 2018, dovranno ammontare agli 85 euro medi pro capite per ciascun dipendente previsti dall’accordo tra governo e Cgil, Cisl e Uil il 30 novembre scorso. Serviranno ancora un altro paio di miliardi, che la ministra per la pubblica amministrazione Marianna Madia si è impegnata ad assegnare con la prossima legge di bilancio a valere per il 2018.
Si realizza così un altro importante passo di avvicinamento all’obiettivo dei rinnovi contrattuali per tutti i comparti pubblici. Nel decreto governativo l’indicazione è chiara anche per Regioni, autonomie locali e sanità: i rispettivi enti dovranno mettere a disposizione dei propri dipendenti le risorse necessarie a garantire gli stessi aumenti retributivi. Manca ora solo l’atto d’indirizzo all’Aran (l’Agenzia di rappresentanza negoziale di tutte le amministrazioni pubbliche) per aprire ufficialmente i tavoli di trattativa.
Ne sentono un bisogno sempre più urgente le lavoratrici e i lavoratori pubblici, fermi a stipendi del 2009. Se ne avvantaggeranno tutti i cittadini se i nuovi contratti sapranno coniugare valorizzazione del lavoro e delle professionalità con il miglioramento reale di enti e servizi pubblici. Con il decreto sulle risorse il quadro di contesto adesso è pressoché definito nella direzione auspicata da lavoratori e sindacati. Comincia il confronto sull’innovazione.
Florindo Antonio Oliverio è segretario generale della Fp Cgil Lombardia.