Dopo la firma dell’accordo separato “è evidente il cambiamento di atteggiamento che c’è stato da parte degli altri sindacati, a cominciare dalla Cisl”. Così la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso, parla della stagione contrattuale in un’intervista al quotidiano online rassegna.it. “Le piattaforme – dice -, pur con tante difficoltà, erano partite unitarie, poi ad un certo punto abbiamo notato comportamenti strani, come quello di non voler rivelare le cifre degli aumenti salariali richiesti. Abbiamo visto per esempio una Fim che prima si era mostrata disponibile a discutere sul valore punto, poi improvvisamente ha scelto di applicare il modello del 22 gennaio, chiudendo il discorso”. Per Camusso è “una vera e propria stretta politica”.

“È stata data l’indicazione chiara di applicare completamente e senza sbavature il modello contrattuale del 22 gennaio – spiega -. E questo naturalmente produrrà anche delle tensioni con i lavoratori, perché le loro richieste e i loro bisogni saranno ancora più lontani da quello che sarà il contenitore dei nuovi contratti”.  Questi atteggiamenti, a suo giuidizio, “sono in perfetta sintonia invece con la circolare diffusa dalla Confindustria. Tutte le discussioni sulle piattaforme contrattuali sono state riassorbite: è necessario applicare il modello. Punto e basta. C’è stata quindi una scelta politica e il cuore di essa sta nella centralizzazione della contrattazione”. La segretaria, infine, si sofferma sulla possibilità di ricucire nelle categorie: “È chiaro che si continua a discutere ovunque si possa fare e ovunque ci siano spazi e margini di manovra”.

Ribadisce infine le ragioni del no della Cgil all’intesa: “Il modello contrattuale che noi non abbiamo accettato prevede meccanismi premiali in momenti di bassa inflazione, nei momenti in cui sono ridotti anche i prezzi dei prodotti energetici. E’ un meccanismo – quindi - che non tiene in presenza di una ripresa della dinamica inflattiva. Ed è abbastanza prevedibile che appena ci sarà la ripresa riprenderanno a correre anche i prezzi e quindi l’inflazione. In quel preciso istante i salari saranno penalizzati, così è questo il paradosso”.

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