(Labitalia) - Gli italiani riempiono sempre di meno i carrelli in supermercati e ipermercati, e la grande distribuzione, nonostante promozione e offerte, soffre di più. E chiede al governo interventi per rilanciare i consumi.

"La grande distribuzione -spiega a LABITALIA Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, organismo di coordinamento e di rappresentanza della distribuzione moderna- si è trovata in difficoltà nel 2011, e ha operato una grossa azione di contenimento dei costi, attraverso promozioni su prodotti di marca e altre iniziative".

"Azioni che proseguiranno -continua- nel 2012, anche se la nostra redditività si è ridotta negli ultimi 4 anni: si è passati dall'1,8% di utile netto sul fatturato allo 0,7 di utile netto sul fatturato nel 2010. I dati del 2011 -aggiunge- non li conosciamo perchè ancora non ci sono i bilanci, ma vedendo gli andamenti non saranno migliori".

E le previsioni per l'anno in corso, ribadisce Cobolli Gigli, non sono positive visto che "il 2012 sarà un anno di recessione". "La nostra azione -dice- anche quest'anno sarà sempre 'calmieratore' dei prezzi dei beni alimentari e non. Abbiamo visto gli utimi dati di oggi sull'infazione e non riusciamo a vedere qualcosa di positivo. Noi rappresentiamo il 25% dei consumi delle famiglie italiane -sottolinea Cobolli Gigli- consumi che stanno purtroppo ritornando a quelli di tanti anni fa".

E a fine 2012 la situazione potrebbe peggiorare, secondo Cobolli Gigli, se "verrà confermato, come ha detto il viceministro Grilli, che a ottobre 2012 ci sarà l'aumento delle aliquote Iva del 10% e del 21%". "In questi casi -spiega- ci sarebbero effetti pesanti sui consumi. Noi avevamo pensato a ripensamenti del governo, ma appunto le parole di Grilli ci fanno pensare il contrario".

E di questo passo, secondo Cobolli Gigli, l'effetto di questi aumenti "a fine 2014 sarebbe un aumento dell'1,4% dell'inflazione, una riduzione dello 0,8% dei consumi e dello 0,5% del Pil. Capiamo che il governo sta cercando di intervenire su una situazione complicata e di fare riacquistare credibilità al Paese, ma crediamo -conclude- che per fare ripartire l'Italia è necessario prima di tutto far ripartire i consumi".