“Il Tribunale di Pesaro ha condannato ieri in primo grado due capocantiere dell'azienda 'Pentapoli Soc. Consortile a responsabilità limitata' che operava in subappalto per la costruzione della terza corsia del tratto Fano-Cattolica della A14. La pena per entrambi è di due anni e mezzo per estorsione, con in più il riconoscimento alla Cgil di Pesaro, che si era costituita parte civile, di un risarcimento di mille euro”. A darne notizia è la Cgil Nazionale che in una nota “saluta con soddisfazione questo risultato, frutto dell'impegno della Camera del Lavoro di Pesaro, dei sindacalisti della FIillea territoriale e, innanzitutto, del coraggio dei lavoratori che, sostenuti dalla nostra organizzazione, hanno affrontato con determinazione le vicende processuali”.

In merito alla condanna, il segretario nazionale di corso d'Italia, Gianna Fracassi, e il responsabile Legalità e sicurezza del sindacato, Luciano Silvestri, aggiungono: “Caporalato, criminalità organizzata, illegalità nei cantieri sono purtroppo una piaga diffusa nel nostro paese che lo rendono debole dal punto di vista democratico ed economico perché oltre a soffocare la condizione di lavoro emarginano l'imprenditoria sana, di cui abbiamo bisogno per uscire dalla crisi. C'è da dire poi che la costituzione di parte civile della Cgil di Pesaro, motivata prendendo a riferimento gli Articoli 1 e 2 dello Statuto della Cgil, segna un legame forte fra l'azione di tutela sindacale e l'azione giudiziaria e rappresenta un esempio di pratica 'contrattuale' molto importante di cui fare tesoro”, concludono Fracassi e Silvestri.

Soddisfazione da parte della Fillea Cgil nazionale. Per Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale della Fillea “la sentenza premia il coraggio dei lavoratori, che si sono rivolti al sindacato per denunciare la loro situazione di sfruttamento, e la determinazione della Fillea territoriale, che ha immediatamente presentato un esposto alla Procura della Repubblica e si è costituita parte civile nel procedimento penale. Per noi è fondamentale agire a tutti i livelli per prevenire e contrastare ogni forma di illegalità e di infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti, da una parte collaborando fattivamente con le istituzioni e le autorità competenti, dall’altra sostenendo e tutelando i lavoratori che denunciano i loro aguzzini” prosegue Lo Balbo “anche costituendoci parte civile e devolvendo i risarcimenti stabiliti dai giudici a progetti di solidarietà, come abbiamo fatto a Pesaro”.

La vicenda risale al gennaio 2011, quando la Fillea Cgil di Pesaro-Urbino, a seguito del racconto di alcuni lavoratori impegnati nel cantiere della A14, con un esposto alla Procura della Repubblica aveva fatto avviare le indagini su due capi cantiere che estorcevano denaro ai lavoratori "e proprio a sostegno di quell'esposto, nel maggio 2012 organizzammo un convegno a Pesaro, con la patecipazione del compianto Piero Luigi Vigna, presidente dell'Osservatorio Fillea Nazionale su Edilizia e Legalità", racconta il segretario. Ora la sentenza in primo grado che condanna i caporali e “la speranza che venga confermata in tutti i gradi di giudizio. Questo rappresenterebbe un messaggio importante di speranza - conclude Lo Balbo - per tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che, a decine di migliaia su tutto il territorio nazionale, lavorano senza diritti e sotto ricatto".