Gli operai edili delle concessionarie autostradali hanno incontrato oggi (29 novembre) a Genova Matteo Renzi, al quale hanno consegnato una lettera che pubblichiamo di seguito

La drammatica situazione che rappresentiamo riguarda oltre 3000 lavoratori dipendenti delle società che lavorano nel settore delle concessioni autostradali. Il nostro posto di lavoro è oggi messo seriamente a rischio da una norma del nuovo Codice degli appalti, che ha introdotto l’obbligo per i concessionari delle autostrade di affidare l’80 per cento dei lavori attraverso le gare, e solo il 20% direttamente.

Siamo i lavoratori e lavoratrici che operano da tanti anni, maturando professionalità e specializzazione nei cantieri di giorno e di notte, estate ed inverno, per garantire il diritto alla mobilità di persone e merci. Non siamo contrari al principio che ispira il Codice, finalizzato a rafforzare trasparenza ed efficienza in un settore molto delicato per la vita del Paese. Affermiamo però che la percentuale introdotta prevista produca un salto troppo brusco rischiando di scaricare gli effetti sull’anello più debole della catena. E cioè sul lavoro e su noi lavoratori. In vista della prossima entrata in funzione del nuovo meccanismo, ad aprile, presso il Mise sono già state depositate diverse centinaia di procedure di licenziamento, alcune delle quali già di fatto attivate.

Nel corso dei mesi passati, abbiamo avviato un’azione volta a sensibilizzare il Parlamento ed il governo sulla necessità di rivedere quella norma per ammorbidirne l’impatto. La nostra azione ed i nostri argomenti hanno convinto i nostri interlocutori, al punto che l’emendamento firmato dai Senatori Borioli, Esposito e Santini e da altri parlamentari, presentato prima sul decreto fiscale e ora ripresentato sulla legge di bilancio, scaturisce in sintesi da un percorso condiviso ai tavoli del Mit e del Mise e poi inopinatamente bocciato in dirittura d’arrivo sul decreto fiscale. In questi giorni lo stesso testo ripresentato sulla Legge di bilancio, sempre in Senato, rischia di saltare ancora. E con esso tanti posti di lavoro.

Alcuni di noi hanno voluto tra l’altro inoltrare una missiva al Santo Padre richiamando il principio di giustizia sociale e quindi per evitare la distruzione di altri posti di lavoro. Per quanto sopra auspichiamo un Suo autorevole intervento per evitare un'altra dolorosa quota di disoccupazione, paradossalmente prodotta per legge. 

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