“E’ stata pubblicata nella notte di ieri (intorno alle 3) l’ultima versione del progetto di accordo di Parigi. Il testo è insoddisfacente. La Giusta transizione è solo nel preambolo e i diritti umani sono fra parentesi, quindi c’è seriamente il rischio che possano essere cancellati dal testo definitivo. Il nuovo progetto lascia tutte le questioni chiave irrisolte: gli obiettivi a lungo termine, il meccanismo di revisione, gli impegni finanziari per il dopo 2020, la differenziazione fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, il trasferimento tecnologico, è ancora tutto da definire”. Lo sostiene Simona Fabiani della Cgil (politiche ambientali dell’area delle politiche di sviluppo), che fornisce anche le prime notizie sulla protesta al vertice di Parigi delle associazioni ambientalisti e delle organizzazioni sindacali.  

"Se si considera che tutto quello che è scritto fra parentesi può ancora essere cancellato ne risulta che i paesi sviluppati dovranno prevedere risorse finanziarie per aiutare i paesi in via di sviluppo senza alcun riferimento concreto a tempi e quantità - aggiunge Fabiani - I negoziati vanno avanti, ma i leader mondiali non stanno, al momento, dando nessuna risposta concreta alle richiesta del movimento per il clima. La giustizia climatica è una necessità drammaticamente urgente ora, non alla fine del secolo".

"Non c’è alcuna ambizione nell’accordo di Parigi se l’obiettivo di 1,5° (o 2°) restano solo un’enunciazione di principio mentre i contributi volontari ci porteranno sulla strada di un aumento oltre i 3° e non si prevede nessun meccanismo di revisione obbligatoria - insiste l'esponente Cgil - Non è questo l’accordo che vogliamo,  per questo il movimento sindacale, i movimenti sociali, i popoli indigeni, i giovani, le associazioni ambientaliste hanno messo in atto un’azione all’interno della COP subito dopo la pubblicazione della nuova bozza di accordo. Prima seduti a terra e poi in marcia per i corridoi della Conferenza per protestare contro la completa inadeguatezza del testo alla crisi climatica, per chiedere giustizia climatica ora, per dire che il mondo chiede qualcosa di meglio che questo misero testo".