MILANO - Si comincia venerdì 4 novembre alle ore 16 con un corteo dalla sede aziendale di corso Europa fino al municipio di Inveruno (Milano), dove si tiene un Consiglio comunale straordinario aperto (presso il Teatro Brega) sulla vertenza. È il primo passo della lotta intrapresa dai lavoratori Carapelli per difendere lo stabilimento a rischio chiusura, come annunciato dalla proprietà il 28 ottobre scorso. “Sono loro che pagheranno il prezzo più alto di fronte alle scelte inaspettate assunte dal Consiglio di amministrazione del gruppo spagnolo Deoleo, proprietario dei marchi italiani Carapelli, Sasso e Bertolli”, spiega il segretario generale della Flai Cgil Lombardia Claudio Superchi dopo l’incontro del 28 ottobre scorso in cui si sarebbe dovuto discutere dell’andamento generale del gruppo. Invece, ricorda Superchi, è stata comunicata "a sorpresa dalla direzione aziendale l’intenzione di voler chiudere lo stabilimento e mettere in mobilità 98 lavoratori su 136”.

Questa scelta, afferma l'esponente della Cgil, “dimostra ancora una volta la cattiva gestione delle relazioni sindacali da parte della direzione aziendale. Il non saper affrontare i problemi del gruppo – e dell’intero settore – porta all’incapacità di trovare soluzioni diverse dalla più semplice e cinica decisione di chiudere”. Si rischiano così “drammatiche ricadute non solo per l’occupazione, ma anche per il territorio, per la produzione olearia e per gli altri addetti del settore agroalimentare italiano, con l’ennesimo pezzo di produzione di olio che rischiamo di perdere”. Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil si mobiliteranno intraprendendo “tutte le iniziative necessarie per respingere e scongiurare l’ipotesi di chiusura, coinvolgendo anche le istituzioni locali, regionali e nazionali al fine di preservare il sito produttivo e il perimetro occupazionale dello stabilimento”.

Il proposito dell’azienda, dunque, è quello di dismettere l'impianto di stoccaggio di Inverun, trasferendo le linee di produzione nel sito di Tavarnelle (Firenze). A rimarcare il comportamento della proprietà è anche il segretario generale della Cgil Ticino Olona. "I dipendenti - ha commentato Jorge Torre al quotidiano La Prealpina - si sentono presi in giro. Tutti sono convinti che la decisione sia stata presa da tempo, e che l'azienda abbia solo fatto finta di mettere nel cassetto il suo progetto. Siamo pronti al confronto, ma prima di tutto l'azienda deve ritirare la procedura di mobilità. La nostra mobilitazione sarà dura, con l'obiettivo di difendere l'occupazione a qualsiasi costo".

A motivare la decisione, secondo quanto riporta il testo con cui il gruppo Deoleo (a propria volta controllato dal fondo inglese Cvc Capital Partners) ha avviato la procedura di mobilità, un mix di cause: la “contrazione di quote di mercato” soprattutto nell’extravergine e nell’olio d'oliva, una “crisi reputazionale non determinata da comportamenti imputabili alla stessa”, il “forte incremento delle marche private”, l’assetto aziendale “sovradimensionato rispetto alle effettive necessità”, il basso “livello di saturazione degli impianti, intorno al 30 per cento”.