Domani, mercoledì 24 giugno, si fermano per otto ore tutti i lavoratori italiani del settore chimico-farmaceutico e del Gruppo Eni (circa 240.000 addetti in quasi 1800 imprese). Lo sciopero sarà accompagnato da due presidi a Roma, rispettivamente alla Presidenza del Consiglio dei ministri e presso la Direzione generale dell'Eni, all'Eur; il terzo a Milano davanti la sede di Federchimica. Ne dà notizia in un comunicato la Filcem Cgil.

"Le conseguenze della crisi – accusano le Federazioni dei chimici e dell'energia Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil che hanno proclamato lo sciopero – sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto nel settore chimico-farmaceutico ( 81miliardi di euro di fatturato,  il 9% del pil): riorganizzazioni, licenziamenti, aumento a dismisura della cassa integrazione, mobilità, possibili chiusure di stabilimenti, mancate conferme di lavoratrici e lavoratori a tempo determinato, oltre a migliaia di addetti “a rischio” nell'indotto e nelle aziende in appalto".

I sindacati rivendicano da tempo un "intervento diretto" del Governo italiano, un "piano industriale serio di rilancio del settore" e l'apertura di un "immediato confronto tra le parti (istituzioni, imprese, sindacati) affinchè si passi dalle parole ai fatti e il Paese torni concretamente a ragionare sul futuro della chimica".

“Non vediamo altro modo – dicono i segretari generali di Filcem-Cgil, Femca-Cisl, Uilcem-Uil, Alberto Morselli, Sergio Gigli, Augusto Pascucci – per salvaguardare la produzione, i siti industriali, l'occupazione ed uscire dalla crisi a testa alta e competere ad armi pari in campo internazionale”.