Essere quotidianamente esposti al rischio tumori. Così si potrebbe sintetizzare la situazione che vivono i residenti dell’area in cui ha sede l’inceneritore di Vercelli. È quanto si legge nella relazione finale dell’Agenzia regionale per l’ambiente del Piemonte del 15 luglio scorso. “Vivere in vicinanza di un inceneritore di rifiuti urbani (in particolare, un impianto di vecchia generazione come quello di Vercelli) è associato a un aumento del rischio di mortalità e di morbilità (ricoveri ospedalieri) per tutti i tumori maligni, per i tumori colon-rettali, per il tumore del polmone, per il linfoma non-Hodgkin (tra gli uomini), per le malattie ischemiche cardiache, per l’ipertensione e i disturbi respiratori cronico ostruttivi” si legge nello studio, commissionato dalla Regione Piemonte. La relazione evidenzia anche “alcuni eccessi statisticamente significativi” in relazione alle patologie descritte, soprattutto come “le cause in eccesso siano ragionevolmente attribuibili all’impianto”.

L’inceneritore di Vercelli è stato nel mirino della Procura della Repubblica già nel 2008
, quando i responsabili di Veolia/Servizi ambientali (gruppo francese, leader europeo nel settore rifiuti, subentrato a Termomeccanica nel 2007) hanno denunciato ai magistrati alcune anomalie registrate nella gestione precedente, a partire dalla correzione manuale di alcuni dati riferiti alle emissioni di monossido di carbonio, dichiarato “nei limiti” dai precedenti gestori.Costruito negli anni settanta, già nei primi dati forniti da Arpa alla Provincia era risultato di “vecchia concezione”, sebbene “altamente performante”. Di proprietà di Atena Patrimonio spa, società partecipata del Comune di Vercelli, è stato dato in gestione alla società Veolia per 20 anni, che lo ha acquisito e “perfezionato” al fine di mantenere sotto controllo le emissioni di azoto, diossina e ammoniaca. Obiettivo non raggiunto per le emissioni di monossido di carbonio, tanto che nel 2008 a Vercelli è scoppiata l’emergenza rifiuti, con la fermata della Linea 3 dell’inceneritore e il conseguente smaltimento dei rifiuti locali presso l’impianto di Castelcetriolo, in provincia di Alessandria.

La prima richiesta di bonifica del territorio risale agli anni novanta
, quando il Comune di Vercelli fece espressa richiesta alla Regione Piemonte che non finanziò il risanamento dell’area. Gli impianti sono stati chiusi però soltanto l’anno scorso e oggi il rapporto epidemiologico dell’Arpa non lascia spazio a dubbi. Gli effetti sulla salute, con particolare riferimento ai dati di mortalità e morbilità per cause legate alla residenza in prossimità dell’inceneritore, dimostrano che i rischi sono significativamente più elevati nella popolazione residente nell’area di ricaduta delle emissioni. Come per tutti gli inceneritori di vecchia generazione, i dati riportano eccessi di rischio per tutti i tipi di tumori: per il cancro del colon retto (dove il rischio aumenta del 400 per cento) e del polmone (+190 per cento), per i linfomi, per le malattie ischemiche cardiache (+90 per cento) e per le malattie respiratorie (+50 per cento).

È evidente che la presenza dell’inceneritore non garantisce i livelli di sicurezza ambientale richiesti dalle normative di settore e non c’è più tempo per l’inerzia delle istituzioni. Gli interessi economici e il disinteresse istituzionale si sono finora intrecciati, il danno appare evidente per la popolazione locale (e non solo). La Cgil Vercelli Valsesia ritiene fondamentale e urgente attivare tutte le procedure che possano garantire la massima trasparenza e responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati, a partire dall’assessorato alla Sanità della Regione Piemonte e dall’Asl di Vercelli, sollecitando ulteriori approfondimenti per valutare i fattori di rischio presenti nell’area di ricaduta dell’inceneritore, comprendente la parte sud di Vercelli, il Comune di Asigliano e un’ampia area rurale intermedia tra i due Comuni.

Non siamo convinti che l’area, in passato esclusa dai siti prioritari da bonificare a seguito di un’istruttoria condotta dal ministero dello Sviluppo economico e dal ministero dell’Ambiente, possa essere classificata come “sito di interesse nazionale” e divenire oggetto di bonifica ambientale. I vercellesi non sono più disposti a mettere a rischio la propria salute e per questo la Cgil chiede, insieme a tutta la cittadinanza, un chiarimento vero sull’intera questione, perché siamo di fronte a un problema che andava e va affrontato con urgenza prima che sia troppo tardi: in gioco c’è la salute pubblica e la credibilità delle istituzioni.

* segreteria Cgil Vercelli Valsesia