Evitare processi di svendita, nella sola miope ottica di 'fare cassa', ma mettere il settore dei Servizi pubblici locali (Spl) a servizio della crisi. Usare quest'ultimo nel pieno delle sue caratteristiche anticicliche: impiegando capitale non speculativo, che garantisce una remunerazione certa, e fornendo risposte alla domanda di servizi che di certo la crisi non cancella. Questa la principale richiesta della Cgil emersa nel corso della prima conferenza nazionale si Servizi pubblici locali, promossa oggi dal sindacato di corso d'Italia.

Sindacalisti, esponenti del governo, esperti del settore, si sono confrontati su un settore strategico, come lo sono i Servizi pubblici locali, valutando problemi e prospettive ma sempre in un'ottica di contrasto alla crisi e in una prospettiva di crescita. “L'idea di partenza è quella che lo sviluppo di un territorio è strettamente connesso alla qualità e alla quantità di offerta dei Servizi pubblici locali”, ha spiegato il responsabile Spl della Cgil Nazionale, Antonio Granata, nel corso della relazione introduttiva, sottolineando quindi la necessità di inquadrare il settore “in una logica di politica industriale e non meramente di servizio, senza sottrarsi all'idea di rendere più competitivo il Paese anche attraverso i servizi pubblici locali”.

Quanto sia rilevante questo settore - dal punto vista economico così come occupazionale - lo dimostrano alcuni dati forniti dalla Cgil: gli Spl fatturano, nel complesso, circa 37 miliardi di di euro, pari a circa il 2,3% del Prodotto interno lordo, impiegando circa 200 mila lavoratori diretti in oltre 6 mila aziende controllate per il 90% direttamente dagli enti locali. Ma dietro questi numeri ci sono criticità e potenzialità che investono il settore. Le prime derivano dalle forme d'impresa all'eccessiva frantumazione, dalle divergenze territoriali alla crisi di finanza pubblica che si riversa nelle aziende che gestiscono i servizi, fino al 'caos' normativo. Per questo se la Cgil da un verso, come ha sottolineato Granata, “rivendica l'esigenza di dare al settore tranquillità normativa e aiutare i processi di maggiore dimensionamento e aggregazione”, dall'altra sottolinea la necessità di dare risposte alla mole di investimenti per sopperire al fabbisogno – non solo in termini di manutenzione ma anche di sviluppo – quantificabili in un costo complessivo di circa 9,8 miliardi anni, per la cifra complessiva di circa 100 per 15 anni.

Diverse le fonti di finanziamento suggerite dalla Cgil, nella consapevolezza che le sole tariffe non siano in grado di sopperire. “C'è bisogno di un ruolo di primo piano della Cassa Depositi e Prestiti”, ha detto Granata spiegando che la Cdp “potrebbe fungere da garante e catalizzatore dei progetti e dei processi industriali nei Spl”; così come “occorrerebbe valutare la possibilità che gli enti locali possano emettere proprie obbligazioni (bond comunali), come valide alternative di investimento e con minori rischi”. Senza escludere, infine, “ma al contrario incoraggiando lo strumento del project financing”. Uno spettro di risorse per il fabbisogno degli Spl legate però ad una precondizione: “Il pubblico deve mettersi nelle condizioni tali di garantire e operare una adeguata e maggiore capacità di programmazione e di governance”, ha chiarito il responsabile Spl di corso d'Italia

Concludendo i lavori della giornata, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha sottolineato lo stretto legame tra Servizi pubblici locali e territorio. “La qualità dei servizi sono un pezzo della contrattazione territoriale ma è inevitabile misurarsi con il problema dettato dal patto di stabilità dei comuni e, quindi, dall'impossibilità di agire”, ha affermato la leader di corso d'Italia puntando il dito contro un governo “attento al solo rigore e senza un'idea di Paese”. Secondo Camusso, infatti, “qual è la priorità politica nel Paese e per il Paese resta il punto di conflitto con questo governo: se la premessa è il solo rigore e il rientro del debito si alimenta solo un circolo vizioso dal quale non si esce più. Siamo consapevoli che il debito pubblico grava sulle spalle di tutti ma continuando così lo pagheremo tre volte”.

Camusso ha poi ribadito che il binomio liberalizzazioni e privatizzazioni per i Servizi pubblici locali, “che non sono la stessa cosa, non sono la panacea per tutti i mali come l'operazione di liberalizzazione delle ferrovie: in un momento in cui cresce la domanda, e non mi riferisco a quella per l'alta velocità, l'offerta di trasporto ferroviario si riduce”. La sfida, insomma, è quella di intendere il sistema dei Servizi pubblici locali come un fattore di competizione e motore di crescita. L'obiettivo per la Cgil è quello di caratterizzare l'offerta di servizi in termini di efficacia ed efficienza, di individuarne gli standard di qualità, di trasparenza nella gestione, di innovazione nelle infrastrutture e di sostegno alla crescita occupazionale. Il tutto nella consapevolezza, come ha ricordato Granata, “che non può esistere il pubblico senza il privato e non può esistere il privato senza il pubblico”.