“Siamo di fronte a una situazione assurda: si sta facendo una modifica costituzionale, peraltro in modo assai bizantino, non tanto per rafforzare gli istituti di democrazia diretta o per dare nuovi poteri al popolo, ma per eleggere senatori che non avranno poteri”. Così Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil, intervenuto stamattina a RadioArticolo1, per parlare di riforme, da quella elettorale al nuovo Senato (ascolta il podcast integrale).

“Il problema principale non è l’elettività, ma i poteri del Senato; su quel terreno non è cambiato sostanzialmente nulla – ha affermato il dirigente sindacale –. Sarà un Senato delle autonomie che non potrà fare eventuali modifiche sui poteri di regioni e comuni. In pratica, conterà poco o niente. Siamo preoccupati, perché tale progetto si associa all’altra riforma, l’Italicum, che non tiene conto della volontà dei cittadini. Noi temiamo che la nuova legge elettorale sia dichiarata di nuovo incostituzionale su due punti: il primo, che i cittadini non conoscono i candidati né tantomeno li possono scegliere; il secondo, che il premio di maggioranza al secondo turno è dato con un meccanismo che non ha precedenti sulla terra, in cui vanno al ballottaggio i primi due, qualunque sia la maggioranza dei voti - anche se prendono il 10% l’uno e l’11 l’altro -, e che non si possono fare alleanze, cose che in nessun regime di doppio turno del mondo è previsto”. 

“È una legge che consegna troppi poteri al Governo – ha rilevato Barbi –, e con un Parlamento che a quel punto non sarebbe più espressione diretta dei cittadini. Una soluzione di contrappeso sarebbe quella di far eleggere dai cittadini i rappresentanti in Parlamento, rafforzando gli istituti di democrazia diretta. Il quorum mobile per il referendum abrogativo, poi, dovrebbe essere subito esecutivo, e potrebbe fare da vero contrappeso all’accentramento dei poteri del Governo, rafforzando, nel contempo, i poteri del Parlamento e del popolo”. 

“In tanti, chiedono che la Costituzione venga rispettata nei suoi valori fondanti, sia per quanto riguarda la riforma elettorale sia per il progetto di modifica del Senato – ha aggiunto l’esponente Cgil –. Più che un’idea di cambiamento, quella in atto è un’apparenza di cambiamento. Da una decina d’anni, sosteniamo il superamento del bicameralismo perfetto, perché non è più un sintomo di democrazia parlamentare, ma è diventato un sintomo di rappresentati che non seguono più coloro che devono rappresentare: si pensi al costante aumento dei transfughi da un partito all’altro, ai partiti personali, svuotati da connotazioni ideali. A parole, in molti sono d’accordo con noi, ma poi nei fatti no”.

“La Cgil si batte per semplificare le istituzioni, ma per rafforzarle, non per svuotarle, come sta facendo Renzi, con la scusa del cambiamento. Quello in carica, è una specie di Governo dei ceti dirigenti, con un Parlamento che rappresenta poco, senza nuovi istituti di democrazia diretta e senza che vi sia un sistema democratico più bilanciato al suo interno. L’ansia del cambiamento, ancorchè confusa, è molto forte nel Paese, ma c’è il rischio di arrivare a un conflitto difficilissimo con tutti i movimenti di difesa costituzionale che si oppongono a ogni sorta di cambiamento e si muovono con un atteggiamento troppo difensivo, senza proporre alcuna proposta di modifica delle istituzioni e della legge elettorale. Alla fine, una posizione del genere si traduce in un regalo alla volontà accentratrice della presidenza del Consiglio”, ha osservato ancora Barbi.

“Il nostro progetto punta sulla democrazia del popolo, quindi su una consultazione diretta, anche per contrapporsi alla malattia della democrazia parlamentare, diventata ora eclatante, purtroppo, con gli oltre 85 milioni di emendamenti presentati dal leghista Calderoli, per non parlare della discussione contrapposta fra tre persone a porte chiuse. Pensare di ripristinare il valore dei parlamenti, quando i partiti di massa, che coinvolgevano milioni di persone, sono oggi scomparsi, produce ancora più confusione. Secondo me, nell’epoca attuale, composta da economie sovranazionali che viaggiano in modo telematico, la discussione sulla democrazia non può essere ristretta al rapporto tra Governo e Parlamento, ma deve essere estesa al popolo. Oggi, di fronte a un eccesso di poteri di un Governo, che costituisce in ogni caso un rischio democratico assoluto, il vero bilanciamento è nella democrazia diretta, oltrechè, certo, nel mantenere le funzioni del Parlamento”, ha concluso il segretario confederale.