"Cimentarsi con i numeri, specie se riferiti all’andamento delle cessazioni dei rapporti di lavoro nel territorio bolognese, a un giorno dal 1° aprile, rischia di esporsi a interpretazioni maliziose, ma per quanto ci riguarda i dati che ci arrivano, per i mesi di gennaio e febbraio 2015 dal Servizio informazioni lavoro (Siler) della provincia di Bologna, non inducono a nessuna voglia di scherzare. Specie in tempi in cui 79.000 neoassunti, a livello nazionale, con contratto a tutele crescenti, in presenza di tre milioni di disoccupati, diventano, mediaticamente, spia di un'indiscutibile ripresa che sarebbe già partita e 'di magnifiche sorti progressive' che si proietterebbero, luminosamente, sul futuro dei lavoratori italiani". Così Maurizio Lunghi, segretario generale della Cgil di Bologna, e Giacomo Stagni, della segreteria Cgil bolognese.

"Tutto questo, fino a ieri. Già oggi, le notizie diffuse dall’Istat, su scala nazionale, che attestano una contrazione dell’occupazione a febbraio, ci sembra che facciano riaffiorare i drammatici dati delle realtà. Né ci interessa, da Bologna, peraltro, avviare polemici toni con l’interpretazione psicologica che il ministro Poletti ne dà e che leggiamo nelle agenzie. A ciascuno il suo, si sarebbe detto un tempo. Per quanto ci riguarda, non solo aspettiamo fiduciosi il concretizzarsi, anche a Bologna, di una ripartenza delle assunzioni, suffragata dai numeri. Nè abbiamo motivo di dubitare di ciò che autorevoli esponenti del mondo imprenditoriale, privato e cooperativo, hanno dichiarato nei giorni scorsi", proseguono i due dirigenti sindacali.

"Per ora, dalla suddetta fonte Siler, traiamo questi dati per i primi due mesi del 2015: 14.760 cessazioni del rapporto di lavoro registrati in gennaio, 14.641 in febbraio.  Dentro a questo dato complessivo, sono comprese 9.470 cessazioni di rapporto di lavoro a termine a gennaio, 9.445 a febbraio; 172 licenziamenti collettivi in gennaio, 131 a febbraio; 871 licenziamenti per giustificato motivo a gennaio, 1.260 a febbraio. Pur aggiungendo, per onestà intellettuale, che 173 in gennaio e 159 in febbraio, sono pensionamenti, non possiamo altresì dimenticare che 2.000 persone rischiano di vedere, a breve, la scadenza della cassa integrazione in deroga. In più, c'è il fatto che i disoccupati, a Bologna, hanno superato, per la prima volta, le 90.000 unità", aggiungono i due esponenti Cgil.

"Ci  sembra inoppugnabile rilevare, sobriamente, ma fermamente, che in un territorio come quello bolognese, anch’esso immerso nella crisi più grave del dopoguerra, ma certo non agli ultimi posti per reddito accumulato e qualche volta tradotto in rendita, che una parte dei datori di lavoro sembra scommettere ancora, con un 'ottimismo della volontà' perlomeno carente, sull’antica, avvilente, via d'uscita della riduzione dei costi, a causa dell’espulsione del personale. Ciò ovviamente non vale per le imprese che innovano, che scommettono sulla sfida dei mercati internazionali - via export, prevalentemente -, che addirittura acquistano all’estero. Sono imprese che conosciamo, dall’interno, molto spesso, grazie ai lavoratori nostri iscritti, e agli accordi che sottoscriviamo in tali realtà e, per quello che vale, non possiamo che apprezzare tale pratica. Ma poi c’è una zona d’ombra e i dati sopra riportati sembrano indicare che l’ampiezza di tale zona d'imprenditoria, dalle diverse intenzioni, non vada affatto restringendosi", continuano i due sindacalisti.

"In attesa di essere contraddetti dai numeri e non dai proclami, non vorremmo che il nostro 'pessimismo della ragione', più volte dichiarato, si dimostri azzeccato, nell’indicare che c’è un limite nell’asticella del ridimensionamento, sia esso manifatturiero sia esso commerciale o di qualsiasi altro settore. Sappiamo solo che se non si inverte questa tendenza, per tutti verrà il tempo di fare i conti con le macerie, che queste ultime scelte lasciano sul campo", concludono Lunghi e Stagni.