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“Il giorno più buio degli infortuni mortali sul lavoro, 4 nella sola giornata di ieri, porta la media giornaliera a quasi 2 morti al giorno, colpisce anche la nostra Regione, infatti il 51 enne deceduto nel Vibonese, impegnato nel funzionamento di una trivella con una ditta che eseguiva i lavori per conto di RFI ( Rete Ferroviaria Italiana) era di Lauria”. Lo dichiarano Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata e Enzo Iacovino, segretario generale Fillea Cgil Basilicata.
“Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che la morte sia avvenuta a seguito dello scoppio di un grosso tubo di aria compressa della Trivella che ha travolto e ucciso il lavoratore, e , questo pone subito i primi interrogativi - proseguono i sindacalisti -. La manutenzione ordinaria ed i dovuti controlli erano stati eseguiti sulla trivella? Il tubo era stato sostituito entro il termine previsto? Un tubo di quelle caratteristiche sopporta una forte pressione in grado da far funzionare una trivella non scoppia se non è: vecchio, obsoleto, o usurato”.
“Dobbiamo decidere” continuano, "se la sicurezza è un atto solo legislativo oppure la un atto significante e soprattutto di applicazione di procedure e sistemi che consentono di lavorare in sicurezza. Ed è il fattore umano una delle componenti che spesso, inconsapevolmente, si tende a sottovalutare; in questi tempi di recessione e, quindi, di crisi economica, dove il fattore capitale è ritenuto più importanti del fattore umano. Siamo capaci di dare gli stessi standard di sicurezza a tutti coloro che sono impegnati in lavori pericolosi? Oppure in tempi di crisi la nostra attenzione è catalizzata a conservare i posti di lavoro a scapito della sicurezza?", si chiedono.
La sicurezza è una cultura e le responsabilità non vanno ricercate solo in capo alle aziende, la sicurezza non è solo un impegno contrattuale ed individuale ma è segno di civiltà del lavoro. "Sicuramente - a loro avviso - la sicurezza è un bene pubblico che va salvaguardato dalle istituzioni, la presenza di rappresentanti della sicurezza in ogni cantiere, che ha una dimensione superiore ai 15 dipendenti e la presenza dei rappresentanti della sicurezza territoriale , nei cantieri inferiore ai 15 dipendenti, dovrebbe dare un margine di operatività se non fosse che queste presenze oltre ad essere dimenticate dai datori di lavoro, sono spesso messe in condizioni di non fare il loro ruolo".
Le norme ci sono è sono innovative, ma se non si applicano diventano un peso e una responsabilità di accumulare le carte per essere in regola. "Va invertita la tendenza degli ultimi anni: basta tagli ai servizi pubblici, chiediamo con forza che vi sia un potenziamento dei servizi ispettivi, maggior rigore, maggiori controlli. Pensiamo sia giunto il momento di istituire anche in questo paese il reato di omicidio sul lavoro; questo sarebbe un bel segnale da parte del governo ai più deboli ai più esposti ai rischi".
“Noi abbiamo fatto della sicurezza sui luoghi di lavoro una delle missioni più nobili del sindacato” concludono i sindacalisti, “non possiamo consentirci di fallire così miseramente, dobbiamo immaginare che l’esperienza deve insegnarci a capire e trovare le soluzioni adeguate, altrimenti abdichiamo al nostro ruolo. L’analisi non può essere asettica, dietro un incidente sul lavoro lieve o grave che sia bisogna tener conto, soprattutto, l’aspetto dei sentimenti di una tragedia che colpisce una famiglia; quando si subisce la perdita di un congiunto sul lavoro, ed è un dolore che segna per tutta la vita, quante mogli e figli cresceranno e vivranno senza il padre, per non parlare dei costi sociali ai quali siamo chiamati a rispondere. L’emotività - infine - è una componente che non ci deve coinvolgere solo alla notizia della morte del lavoratore, ma deve rappresentare quel giusto input per mettere tutto il nostro impegno, quotidiano e con qualsiasi mezzo per mantenere viva l'attenzione sulla sicurezza, la salvaguardia dei nostri lavoratori affinché si possano evitare tragedie famigliari”.