Investire in uno stato sociale inclusivo, estendere diritti e tutele, puntare su formazione, ricerca e innovazione. Disponibili a discutere di nuove regole e tutele, ma servono politiche di cambiamento. “La nostra proposta è il nuovo Statuto delle Lavoratrici e dei Lavoratori per adeguare ed estendere diritti e tutele dentro e fuori i posti di lavoro nei confronti di chi oggi non ha la possibilità di rivendicare, perché nulla o poco gli è riconosciuto o consentito”. A dirlo è il segretario della Cgil Bari, Pino Gesmundo, nella relazione d'apertura alla conferenza di organizzazione della Camera del lavoro che si è tenuta oggi (23 giugno) presso il terminal crociere del Porto.

Tante le aziende in difficoltà su un "territorio che sta implodendo", ha ricordato Gesmundo. La lista è davvero lunga a partire da Auchan, Coop, Mercatone Uno, Ikea. Citato anche il settore chimico-energetico con il caso Bridgestone e i 200 esuberi. Altrettanti quelli della Eco Leather di Monopoli, ai quali sta per scadere il secondo anno di solidarietà. Situazioni analoghe per Natuzzi, gruppo Matarrese, aziende dei trasporti e municipalizzate in generale, aziende casearie, Om Carrelli. Senza contare i settori dell'informazione, della scuola e del pubblico impiego (i dipendenti della ex provincia), quello bancario e del credito. Per questo, ha concluso Gesmundo, “ci poniamo precisi obiettivi sui quattro temi oggetto della nostra conferenza: contrattazione inclusiva; democrazia e partecipazione; territorio e strutture; profilo identitario e formazione sindacale. Un sindacato che si rinnova e mira sempre più a estendere la rappresentanza e dei diritti di lavoratori e cittadini”.

Dopo il saluto del presidente dell’autorità portuale del Levante, Francesco Mariani, e delle altre autorità istituzionali, il dibattito ha visto susseguirsi gli interventi di alcuni segretari di categoria provinciali. A chiudere la sessione mattutina è stato il segretario della Cgil Puglia, Gianni Forte. “Come posizionarci come organizzazione” è la domanda chiave del suo intervento, nel quale ha più volte sottolineato come sia decisivo cimentarsi con i problemi organizzativi. "La discussione deve arricchirsi dal basso, i cliché validi ovunque non vanno bene. Nei territori - ha aggiunto - deve aprirsi una discussione che renda protagonisti gli iscritti recuperando la funzione della contrattazione che per noi è un fronte irrinunciabile. Ragioniamo eliminando gli steccati - ha concluso - perché dalla crisi si esce solo se recuperiamo rappresentanza salvaguardando il nostro insediamento sul territorio”.

Un dibattito sulle politiche giovanili all'interno di un cantiere di idee allestito nel terminal crociere del Porto di Bari ha dato il via alla sessione pomeridiana. Studenti e disoccupati sono intervenuti con la propria esperienza per rafforzare la partecipazione dei giovani e a rendere il sindacato rappresentativo. Un contributo, quello della Cgil locale, già tradotto in un insieme di proposte concrete. Non a caso la Camera del lavoro è da anni impegnata nel rinnovamento, a cominciare dal nuovo gruppo dirigente che ha un’età inferiore ai 40 anni e che ha portato solo nell’ultimo anno 15mila giovani a chiedere assitenza negli uffici sindacali.

“La Cgil deve essere pronta alla sfida della modernità senza rinunciare al suo ruolo”. Così il neo eletto presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: “Attraverso la pratica della concertazione, la Cgil è da sempre il sindacato capace di guardare al futuro, garante delle istituzioni democratiche, determinante in momenti drammatici come la lotta alla mafia e al terrorismo. La sfida sarà fare cose nuove salvaguardando i valori fondamentali”.

Conclusioni affidate al segretario confederale di Corso d'Italia, Serena Sorrentino.“La nostra organizzazione - ha ribadito - ha bisogno di cambiare passo: non possiamo avere un modello organizzativo unico, ci sono differenze tra i territori, anche nella composizione industriale e nel livello delle istituzioni democratiche. Si possono fissare i princìpi, ma i modelli organizzativi devono rispondere alla flessibilità. È il lavoro - ha concluso - il parametro che orienta il cambiamento per ridefinire le nostre regole di democrazia dell'organizzazione. Se il lavoro cambia, anche l'organizzazione cambia e dobbiamo adeguarci alle nuove esigenze”.