Un altro duro colpo inferto dalla Procura di Brindisi al caporalato pugliese. I magistrati hanno disposto un arresto e otto domiciliari (con altri 8 indagati) di persone accusate di essere coinvolte in un giro di intermediazione illegale di manodopera. Le contestazioni sono pesantissime: un'azienda di Ostuni reclutava braccianti donne riducendole praticamente in schiavitù, costringendole a lavorare 10 ore al giorno (6,5 dichiarate in busta paga), sette giorni su sette e sette a partire dalla 3 del mattino. Non solo: queste persone erano obbligate a pagare di tasca propria 10 euro come rimborso spese per il carburante utilizzato per trasportarle nei luoghi dello sfuttamento.  Due giorni fa la stessa procura aveva fatto arrestare quattro persone per aver pesantemente sfruttato nel campi di ciliege e nelle vigne di Turi almeno 15 donne.

“Gli arresti di caporali, avvenuti in questi giorni in Puglia, come in altre regioni, sono una notizia positiva, che testimonia come finalmente ci sia una buona legge e persone che intendono farla rispettare. Questi arresti non ci sorprendono, ci saremmo sorpresi, invece se la Legge 199/16 non avesse cominciato a produrre effetti anche di tipo repressivo”. Questo il commento di Ivana Galli, segretaria generali Flai Cgil e Antonio Gagliardi, segretario generale Flai Puglia.  

“Siamo certi – proseguono Galli e Gagliardi - che lo sfruttamento lavorativo e il caporalato in agricoltura, in Puglia ma non solo, sia una costante e per questo conduciamo da anni battaglie di denuncia, evidenziando come il fenomeno sia sotto gli occhi di tutti, istituzioni, forze dell’ordine e imprenditoria. Gli arresti e le indagini, con intercettazioni e testimonianze delle vittime, dimostrano l’estrema violenza di azioni e comportamenti e quanto sia grave e aggressivo il fenomeno".

"La Legge 199 è un’ottima legge – continuano i sindacalisti – criticata da una parte dell’imprenditoria agricola che invece pensa che la norma vada modificata perché strozza l’economia stessa delle imprese. In realtà, il tema non è come rendere meno prescrittivi gli indici di sfruttamento, ma applicare la norma relativa al collocamento e ai trasporti, per rendere legali i rapporti di lavoro, e dare dignità a chi lavora. La Legge 199 non contiene solo aspetti repressivi: ha un’anima che tocca aspetti virtuosi in grado di garantire legalità, trasparenza nelle modalità di assunzioni, parla di trasporto ed accoglienza, sottraendo l’alibi a quegli imprenditori poco illuminati che fanno ricorso all’intermediazione illecita".

Per questo la Flai chiede che "istituzioni e parti sociali concretizzino realmente e pienamente ciò che la legge stessa prevede, affinché la Rete del lavoro agricolo di qualità, con i suoi nodi territoriali, diventi il luogo per l’incontro tra domanda e offerta in modo trasparente, determinando quel lavoro di qualità che sconfigge la presenza di fenomeni distorsivi nel mercato del lavoro, evitando di affidare solo all’azione di contrasto e repressiva delle forze dell’ordine la soluzione delle questioni legate allo sfruttamento lavorativo ed al caporalato. Certo è, lo abbiamo detto e lo ripetiamo, che la nuova normativa sui voucher rappresenta anche un vulnus alla Legge 199 e sono un ulteriore regalo a quelle imprese che fanno dumping”. 

“È necessario allora – concludono Galli e Gagliardi - applicare la legge fino in fondo e in tutte le sue parti, affinché i prossimi mesi con le campagne di raccolta di luglio ed agosto, non rappresentino ancora una volta il campo della negazione dei diritti dei lavoratori agricoli ma il campo del lavoro legale, dignitoso, retribuito secondo contratto, libero da ricatti e sfruttamento”.