"Nella relazione Sharan Burrow (segretario generale dell'Ituc Csi, ndr) ci ha proposto l'idea di venti milioni di aderenti in più alla Csi. Per avere venti milioni di aderenti in più l'input principale deve essere la lotta per una nuova occupazione, che abbiamo indicato in particolare nei giovani e nelle donne. Ma se continuano le politiche di austerità, quelle europee ma anche fuori dall'Europa, se continua l'idea che la competizione avviene sui bassi salari, se continua l'idea che la diseguaglianza è utile nel mondo, noi non costruiremo nuova occupazione e soprattutto non la costruiremo dignitosa". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo oggi (21 maggio) a Berlino, al Congresso internazionale dell'Ituc dal titolo "Bulding Workers' Power".

"Di fronte ad un mondo che non ha saputo contrastare la crisi e decidere nuove regole - ha spiegato - , bisogna proporre il fatto che creare lavoro sia la condizione per far ripartire l'economia e non pensare che quando ci sarà la crescita poi ci sarà il lavoro. Bisogna invertire i termini e i fattori di questa scelta, anche perché abbiamo visto che nella crisi le condizioni di lavoro sono peggiorate. Non è solo ricordare, come dobbiamo, Rana Plaza e il fatto che non si siano ancora conclusi gli accordi risolutivi per quella filiera produttiva, non solo perché ricordiamo la miniera di Soma in Turchia, ma perché tutti noi abbiamo presente le nuove forme di schiavismo nelle campagne e le tante realtà in cui il solo lavoro che cresce è quello povero e disuguale".

Susanna Camusso ha poi proseguito, dal palco di Berlino: "Valgono spesso più delle politiche dei paesi quelle delle multinazionali. Se queste contano di più, un sindacato mondiale non può che decidere qual è la contrattazione mondiale che si contrappone alle politiche delle multinazionali. Da questo punto di vista è molto importante sapere come il negoziato multilaterale, e quelli che sono in corso sul piano delle relazioni commerciali, non diventino un ulteriore alibi e libertà per le multinazionali in grado di avere tribunali autonomi e non passare così per le regole dei paesi".

Il potere dei lavoratori, a suo avviso, "è fatto innanzitutto di diritto di sciopero e di contrattazione collettiva e dell'idea che bisogna costruire eguaglianza. Lavoro dignitoso è un'idea di eguaglianza ma non ci sarà quest'ultima se non c'è lavoro per le donne. Come bisogna anche dire che non c'è lavoro per le donne se non c'è un percorso di effettiva libertà delle donne, non solo ci sono state ricordate le studentesse Nigeriane, nei confronti delle quali dovremmo fare di più, ma c'è una forma di violenza profonda in tutte le modalità con cui non si riconosce alle donne il diritto di studiare, di lavorare, di costruire la loro esistenza. E non c'è una lotta in un grande sindacato per l'eguaglianza se non si pensa che la libertà delle donne sia parte di questa eguaglianza".

L'altra questione - secondo Camusso - "è il tema della democrazia. Abbiamo un importante intervento fatto in questo congresso, quello di Guy Ryder (direttore generale dell'Organizzazione internazionale del lavoro), del ruolo dell'Ilo e della sfida per avere regole nel mondo che riguardino le tante forme di lavoro. Vorrei però dire, e lo dico a Sharan, che c'era bisogno di una collegialità diversa nel decidere come comportarsi su Actrav (l'ufficio per le attività dei lavoratori dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, ndr) e come coinvolgere i sindacati sull'insieme delle necessità".

Il segretario quindi ha concluso: "Chiudo dicendo che noi dobbiamo essere orgogliosi di essere la Csi, dobbiamo essere orgogliosi di essere un grande sindacato mondiale perché ci misuriamo con tutte le difficoltà. Abbiamo fatto e faremo grandi e importanti campagne ma la sfida vera che abbiamo davanti è come si possa generare contrattazione e come, attraverso le condizioni di lavoro e il contrasto alle politiche di diseguaglianza, il sindacato non solo si rafforza come componenti ma determina lavoro dignitoso come condizione per tutti i paesi".