“II problema non è fondare una cosa e chiamarla partito oppure no. Si può chiamare movimento, associazione delle associazioni, si può chiamare anche birillo. Ma se si basa su un programma politico generale, e si va oltre la rappresentanza del mondo del lavoro, diventa oggettivamente una formazione di ordine politico. E questo, come Maurizio sa, non fa bene al sindacato e quindi nemmeno ai lavoratori”. Sono queste le parole usate dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nell’intervista di Lorenzo Salvia pubblicata oggi sul Corriere della Sera.

“Intendiamoci: il sindacato è per forza di cose anche un soggetto politico
. Ma fa politica sul lavoro e partendo dagli strumenti che gli sono propri, come la contrattazione” continua Camusso: “Rappresenta i lavoratori, insomma, non i cittadini in senso lato: e la sua forza sta proprio in questa parzialità. La Cgil rivendica sempre la centralità del lavoro ed è molto gelosa della propria autonomia. Non era forse la Fiom a rivendicare addirittura l'indipendenza?”. Secondo la leader della Cgil, “viviamo una stagione in cui c'è una straordinaria deficienza della politica rispetto ai temi del lavoro. Ed è chiaro, quindi, che su questi ci sia bisogno di organizzare una domanda alla politica. Ma proprio perché la politica non risponde, il sindacato deve guardarsi dall'idea di sostituirla”.

Il sindacato, quindi, non deve sostituirsi alla politica, proprio perché altrimenti “viene meno la rappresentanza del lavoro, i lavoratori diventano ancora più indifesi. E visto il momento non mi pare proprio il caso. Questo non vuol dire che non si possano indicare dei temi sui quali costruire alleanze. Per carità, questo lo facciamo ogni giorno. Ad esempio abbiamo appena incontrato il governo con l'alleanza contro la povertà di cui facciamo parte con Cisl, Uil e altre associazioni”. Nel proseguo dell’intervista Susanna Camusso spiega poi bene anche l’osservazione di “ambiguità” che viene rivolta alla proposta del segretario della Fiom a proposito del coinvolgimento del sindacato nella Coalizione sociale: “Ad esempio, se dobbiamo firmare un accordo lo discutiamo con i lavoratori, non con altri soggetti che non sono rappresentanti del lavoro. È questa l'ambiguità che abbiamo chiesto a Landini di sciogliere”.

Da segnalare, oltre al cuore dell’intervista dedicato dal tema della Coalizione sociale, anche i ragionamenti più generali di Susanna Camusso sul nuovo ruolo che spetta al sindacato in un mondo del lavoro sempre più disgregato, nonché le considerazioni sulla collocazione personale dei dirigenti sindacali e politici e naturalmente sulle loro scelte personali, a partire dal rapporto sempre molto complesso tra impegno politico diretto e interessi culturali e personali.