"La difesa del referendum sull'acqua pubblica è un tema comune. Per farlo davvero, serve una proposta anche sul sistema di distribuzione, sulla qualità degli investimenti e sulla non dispersione di una risorsa preziosa". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, oggi (9 giugno), concludendo il dibattito "L'acqua è ancora un bene comune?" che si è svolto nella sede nazionale di Corso Italia. Dopo l'introduzione del segretario confederale Fabrizio Solari, ne hanno discusso Aldo Reschigna, coordinatore vicario della commissione Affari istituzionali nella Conferenza delle Regioni; Maurizio Montalto, presidente dell'azienda Acqua Bene Comune – Abc Napoli; Paolo Carsetti del Forum italiano dei movimenti per l’acqua pubblica. E' poi intervenuto il coordinatore dell'area Politiche economiche e sviluppo della Cgil, Riccardo Sanna (qui le foto).

 

Riflettere sull'acqua pubblica oggi, ha osservato Camusso, "è un tema complesso e non scontato, che è mutato con il cambiamento delle stagioni politiche che si sono succedute. Negli anni del referendum c'era un'idea del pubblico non dileggiata come oggi". Ieri il Censis ha detto che 11 milioni di persone non ricorrono più alle cure sanitarie: "Stamani doveva essere il titolo di tutti i giornali - a suo avviso -, invece le associazioni di impresa dicono che la soluzione sono i fondi sanitari integrativi a gestione associativa. Si vuole andare ancora avanti nelle forme di mescolanza tra pubblico e privato. Viene dato per scontato che tutto ciò che è privatizzabile nelle amministrazioni locali sia la strada da perseguire, ma spesso non sanno neanche di cosa stanno parlando".

LEGGI ANCHE:
Acqua, il referendum dimenticato
, M.Minnucci
FOTO

Nell'anniversario del referendum, per il segretario della Cgil, "dobbiamo decidere quale proposta avanzare affinché l'acqua resti un servizio pubblico e un bene comune. Nella condizione attuale l'acqua è un bene comune?", si è chiesta. "Se crolla il Lungarno a Firenze, se l'acqua invade le stazioni della metropolitana a Roma o Milano, è ancora un bene comune? Se il tema non viene affrontato seriamente, l'acqua rischia di diventare un boomerang". Per questo occorre una proposta complessiva: "Sono necessari investimenti che costano, non marginali, perché si scontano anni di mancata manutenzione". Ogni volta che servono fondi "c'è un coro generale che dice che non ci sono risorse, quindi si suggerisce la privatizzazione. Ma non è detto che privatizzando ci siano molti investimenti: anzi non è così, c'è la storia delle privatizzazioni nel nostro paese ci insegna l'esatto contrario".