"Il 13 e 14 aprile, in Consiglio Regionale, è all'ordine del giorno l’approvazione del disegno di legge regionale sul riordino del servizio idrico integrato delle acque. Il provvedimento legislativo non dà assolute certezze sul mantenimento degli attuali livelli occupazionali che riguardano centinaia di lavoratori impegnati nel servizio, non tracciando un legame con il piano di efficientamento previsto dalla legge 16 di agosto scorso attraverso il quale si garantiva l’occupazione esistente". E' quanto si legge in una nota della Cgil Campania. "L’assenza delle previste audizioni - precisa la Cgil - non ha consentito alle parti sociali di evidenziare le problematiche occupazionali. Siamo di fronte ad un'ulteriore confusione legislativa dentro il solito indefinito e indiscriminato 'contenitore' di atti e provvedimenti".

"La previsione di un Ato unico regionale e quattro articolazioni territoriali - secondo la Cgil Campania - sembra molto più dettato dalla logica di poter intervenire da parte del governo regionale nella individuazione dei futuri soggetti gestori sostituendosi nella sostanza ai Comuni che non invece dall'esigenza di garantire funzionalità ed efficienza al servizio".

"La Cgil - conclude la nota - ritiene l’acqua un bene comune pubblico che si fonda sull’efficienza e qualità di un servizio integrato dei vari settori e attività del ciclo (captazione, adduzione, distribuzione, depurazione e sistema fognaria) come prevede la legge nazionale, il superamento della pratica degli affidamenti secondo il criterio della cosiddetta 'somma urgenza', per garantire controllo e trasparenza nei lavori, la difesa dell’occupazione, una tariffa equa ed omogenea per i cittadini della regione".