Prospettive nere per le Camere di commercio. Dietro quello che ancora una volta viene spacciato per essere un processo di riforma di un pezzo della Pa, si cela una strategia mossa da una sola idea portante: tagli al lavoro, tagli ai servizi. Da giorni, infatti, in vista di un prossimo Consiglio dei ministri, e della scadenza della delega a fine mese, girano nei palazzi romani e nelle redazioni giornalistiche bozze del decreto attuativo della legge Madia di riforma delle Camere di Commercio. E, tra queste bozze, una in particolare contiene tagli pesantissimi sul lavoro e, ovvia conseguenza, sui servizi offerti.

Si parla infatti di una riduzione dei dipendenti in servizio di almeno il 15%, pari a circa 1.000 dei 7.500 lavoratori del sistema camerale, insieme a un 25% in meno dei dipendenti degli enti accorpati tra loro. Si abbatte così la scure su un segmento della Pa tra i più innovativi e sulle professionalità più qualificate, senza che ci sia una idea di rilancio e cambiamento di un servizio cruciale al sistema delle imprese. Così, mentre pericolosamente incontrollate e mai smentite, bozze più o meno governative circolano, le lavoratrici e i lavoratori del sistema camerale sono in mobilitazione. Nelle piazze, nei luoghi di lavoro e sui social, il clima si riscalda e monta la protesta per impedire che questo disegno, questo vero e proprio attacco alle Camere di commercio, giunga a compimento. 

Aldilà se siano più o meno veritiere le bozze che circolano - afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Federico Bozzanca -, è la filosofia di fondo da contrastare, ovvero vedere il sistema camerale come uno dei rami dei servizi pubblici da tagliare, da ridimensionare. Quando al contrario, per il lavoro prezioso svolto, insieme al peso marginale che il sistema ha in termini di costi, ci sarebbe bisogno di un processo di effettivo potenziamento di uno dei settori più innovativi del sistema delle pubbliche amministrazioni”. Dal taglio del diritto annuale, ovvero la quota versata dalle imprese, fonte di finanziamento principale se non esclusiva del sistema, alla scure che si tema si possa abbattere sui dipendenti, emerge la linea portante di questa, come di altre, riforme: il taglio lineare. 

Eppure l’incidenza del sistema camerale sulla spesa pubblica nazionale rappresenta appena uno 0,2% mentre il taglio del diritto annuale (35% dal 1 gennaio 2015, 40% dal 2016 e 50% dal 2017 in poi), comporterebbe un risparmio medio annuo, calcola la Fp Cgil, di circa 63 euro ad impresa, ovvero 5,2 euro al mese, mentre per le ditte individuali un alleggerimento di 2,6 euro al mese. Briciole che determineranno però una perdita di risorse di oltre 400 milioni di euro all’economia dei territori sulle voci export, credito, turismo, innovazione, formazione. 

Il tutto mentre, parallelamente, si eliminano molte delle funzioni che il sistema camerale svolge a sostegno dell'economia. “Per questa via si sta letteralmente affossando un pezzo cruciale del lavoro pubblico che offre sostegno all'economia, lavora per la crescita, con il sostegno di importanti competenze professionali”, osserva ancora Bozzanca, individuando analogie con una (non) riforma che ancora produce danni: “Sembra un film già visto: incertezza occupazionale, cancellazione dei servizi, ritiro del presidio pubblico dal territorio, praticamente il sequel del processo di riforma del sistema delle province”

Contro questo disegno la mobilitazione cresce ovunque, non solo per scongiurare le fosche previsioni, ma per difendere il perimetro pubblico. “Noi vogliamo la riforma – contina il segretario nazionale della Funzione pubblica Cgil –, nel rilancio dei servizi e nella tutela del lavoro, perché riguarda l'interesse collettivo, di tutti. Non possiamo permetterci di svuotare il sistema, a partire da chi ci lavora per arrivare alle funzioni che svolge, e dobbiamo farlo rilanciando la funzione unica di una presenza pubblica organizzata, unica e di qualità”. Continuerà di fatti la mobilitazione e la pressione sulla politica in queste ore e nei prossimi giorni, attraverso assemblee, momenti di confronto con i cittadini, battage sui social media, per impedire alla scadenza della delega (28 agosto) il compimento di un progetto di affossamento delle Camere di commercio, in difesa del lavoro pubblico e dei servizi pubblici.