Oggi (9 marzo), a Roma, si apre finalmente il tavolo di settore sui call center convocato dal Ministero dello Sviluppo.

Dopo l'incontro con il governatore della Sicilia Crocetta sulla vertenza dell'Almaviva di Palermo, quindi, i sindacati incontreranno il ministero allo Sviluppo economico e quello del Lavoro per discutere in prima istanza delle due commissioni pubbliche, Enel e Poste, assegnate al massimo del ribasso. I primi a essere coinvolti in questa crisi saranno tra l'altro gli operatori di Almaviva. Sono già 1.200 le unità a rischio, a cui se ne aggiungeranno presto altri 500 della commessa Enel.

L'incontro di oggi rappresenta “l’ultima chiamata per il governo”, secondo Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil.  Anche dopo la convocazione, Poste ed Enel, in effetti, hanno proceduto ugualmente ad assegnare le attività oggetto della gara in assenza del rispetto delle clausole sociali. “E’ un atto grave – denuncia Azzola – che dimostra l’arroganza dei vertici delle società e l’assoluta assenza di rispetto delle istituzioni, scaricando anzi sul governo le migliaia di licenziamenti che si prospettano.” 

Governo e Parlamento hanno provveduto a votare la legge che garantisce la continuità del rapporto di lavoro nei cambi di appalto, ma le due aziende, controllate proprio dallo Stato, hanno deciso di procedere “su una strada sbagliata che rischia di impedire qualunque soluzione”. Inoltre, secondo il sindacato,  il Governo deve farsi “garante sul rispetto delle norme di legge sulla delocalizzazione delle attività di call center, legge entrata in vigore quattro anni or sono ma mai applicata, passo che consentirebbe di fermare la fuga di imprese verso paesi con un basso costo del lavoro, riuscendo così anche a riportare in Italia attività importanti e contribuire a stabilizzare i livelli occupazionali.” 

La Slc chiede infine che lo stesso Governo garantisca gli ammortizzatori sociali che consentano “una gestione efficiente delle crisi occupazionali in atto”. In assenza di risposte ed impegni precisi, conclude Azzola, “le migliaia di licenziamenti che si concretizzeranno nei prossimi mesi, soprattutto nelle città che soffrono una maggiore tensione occupazionale, non avranno alcuna prospettiva se non quella di manifestare la rabbia nei confronti dell’abbandono in cui i lavoratori sono stati relegati.”

"La situazione dei lavoratori dei call center è realmente drammatica, non stiamo drammatizzando” dichiara Riccardo Saccone di Slc Cgil nazionale. “Non ci siamo mai sottratti e neanche ora ci sottrarremo al confronto con le istituzioni, ma il punto è che se le gare per i servizi di customer care sono basate sul massimo ribasso, si annullano i margini di discussione. Tanto più grave è la situazione se aziende a partecipazione pubblica proseguono nell’assegnazione delle gare non applicando la legge dello stato che impone la continuità dei rapporti di lavoro nei cambi appalto (le cosiddette clausole sociali).”

Nel giro di 60 giorni ci saranno i primi licenziamenti. "Centinaia di persone ora cui rischiano di aggiungersene migliaia se le istituzioni non pongono un freno e non fanno rispettare le leggi ad iniziare dalle aziende pubbliche – prosegue Saccone. “Dopo il volantinaggio di fronte la sede dell’Enel, ci recheremo al Mise per partecipare al tavolo, mentre lavoratori dei call center manifesteranno per reclamare i diritti minimi, riconosciuti ai loro colleghi di tutta Europa.” “Il governo deve scegliere da che parte stare – conclude Saccone: se con chi chiede il rispetto delle leggi che il governo ha contribuito a varare oppure con chi le viola creando drammi sociali in aree del paese che non saranno governabili da nessuno.”