Non si ferma la protesta dei 585 dipendenti del call center Qè di Paternò (Catania). Continua lo sciopero a oltranze, mentre per oggi (venerdì 23 settembre) Slc Cgil e Fistel Cisl hanno organizzato un corteo nel capoluogo etneo (partenza da piazza Roma alle ore 9.30). Va avanti, inoltre, la campagna #siamotuttiqè che sta inondando i social media. Intanto i sindacati chiedono la convocazione di un tavolo nazionale a Roma, al ministero dello Sviluppo economico: l’azienda è attualmente sotto procedura fallimentare, si cerca quindi una soluzione che possa salvare i posti di lavoro.

“I lavoratori rischiano di entrare nel tunnel della precarietà sociale ed economica, con un conseguente impoverimento del nostro territorio” denunciano il coordinatore generale della Slc Cgil Sicilia Davide Foti e il segretario della Fistel Cisl catanese Antonio D'Amico, sottolineando che obiettivo della “giornata di protesta è sollecitare le istituzioni locali, regionali e nazionali a una seria e netta presa di posizione”. Slc e Fistel rilevano la necessità di “arrivare all'apertura di un tavolo di crisi al ministero dello Sviluppo economico” e invitano tutte le istituzioni locali “a dare un segnale di vicinanza e solidarietà, non solo partecipando alla manifestazione, ma anche impegnandosi in prima linea con atti concreti che portino a soluzioni di continuità occupazionale”.

Slc Cgil e Fistel Cisl hanno anche scritto al presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, chiedendo un vertice urgente. “II territorio catanese non può permettersi questo ennesimo ‘scippo’ fatto da imprenditori senza etica e moralità, con l'unico obiettivo di saccheggiare non solo economicamente la nostra provincia, ma soprattutto lasciando più di seicento famiglie nella più totale disperazione” si legge nella missiva. Per questo motivo hanno invitato il governatore a “intervenire in merito al solo fine di scongiurare un’emorragia occupazionale in un territorio già martoriato da mala politica o malaffare, convocando subito un tavolo regionale per supportare la vertenza”.

“Siamo i lavoratori del call center Qè. 600 persone licenziate dalla sera alla mattina” inizia così l’annuncio dello sciopero sulla pagina Facebook del gruppo lanciato dai dipendenti: “Un'azienda chiusa per via della malagestione di un imprenditore che, dopo aver lucrato sul nostro lavoro per otto anni, ci ha lasciato per la strada, senza nemmeno pagarci gli stipendi arretrati. A perderci non siamo solo noi e le nostre famiglie, ma l'intero territorio già povero di lavoro. Chiediamo l'intervento delle istituzioni, chiediamo soluzioni immediate che ci consentano di tornare al più presto al lavoro”. Che infine così si conclude: “Ancora una volta la realtà, quella del settore call center, messa a dura prova. Aiutateci, vogliamo l'attenzione che meritiamo. Rivogliamo il nostro lavoro; rivogliamo la nostra voce. #siamotuttiqè”.