"Dai giornali di oggi apprendiamo che a Bologna, nell'arco del 2017, saranno ridotti altri 195 letti ospedalieri, oltre ai 500 già eliminati o riconvertiti negli anni scorsi. Il 20 gennaio l'azienda comunica ufficialmente ai sindacati che, causa un incremento della richiesta di posti letto di lungodegenza, dal 23 gennaio avrebbe attivato un reparto di 18 posti letto di lungodegenza e 'dulcis in fundo' sempre stamane, dai lavoratori, apprendiamo che probabilmente il 27 gennaio all'Ospedale di S. Giovanni dovrebbero essere attivati altri 18 letti per lungodegenti, con personale metà dipendente e metà fornito dalle agenzie interinali". È quanto denuncia in una nota la Fp Cgil Bologna.

"Premesso che troviamo doveroso che l'azienda si attivi per dare risposte ai bisogni sanitari dei cittadini, non di meno ci sembra alquanto 'schizofrenico' un comportamento che, da un lato, prevede una riduzione di letti, e nel contempo apre e chiude letti 'posticci' in fretta e furia, utilizzando operatori come pedine da spostare e chiamare alla bisogna, senza alcuna chiarezza e prospettiva. Il tutto, ovviamente, senza alcun confronto con i sindacati, che vengono informati a decisione assunta, se non già eseguita", sostiene Marco Baldo, responsabile sanità Fp locale.

"Per stare al merito del problema, visto che le aziende non hanno ritenuto utile aprire un confronto di merito sulle scelte organizzative nelle sedi dovute, poniamo pubblicamente delle domande specifiche: Per quale ragione si sarebbe verificato un incremento cosi abnorme di richiesta di letti per lungodegenti da arrivare a un intervento emergenziale? Se da un lato, è comprensibile un incremento delle necessità di posti letto per acuti, causa 'emergenza influenza e gelicidio', meno comprensibile appare un aumento così elevato di richiesta letti per lungodegenti, da necessitare di ben due reparti aggiuntivi, oltre a quelli normalmente utilizzati nell'ospedalità privata convenzionata per tale tipologia di pazienti, pari a circa 500 letti . Non è che ci sono stati problemi di gestione di tali letti accreditati?", si chiede ancora il sindacato.

"È mai possibile continuare a fare programmazione sanitaria rincorrendo le emergenze? Davvero non è possibile programmare un'organizzazione sanitaria in maniera pro attiva? I problemi: affollamento dei pronto soccorso, la gestione delle cronicità e dei posti letto ospedalieri sono temi ricorrenti e soprattutto ben noti, sia nella loro periodicità che genesi. È mai possibile che non si riesca a prevedere e programmare interventi di 'lungo respiro'? Perché procedere a ulteriori riduzioni di posti letto, senza aver prima creato le condizioni organizzative per evitare di creare ulteriori e magari peggiori problemi? Secondo noi, l'eventuale riduzione di letti ospedalieri deve essere conseguente all'attivazione dei necessari percorsi di presa in carico territoriale, case della salute in primis, ma anche domiciliarità, ambulatori infermieristici e medicina d'iniziativa sono elementi essenziali per procedere alla riorganizzazione delle rete ospedaliera", precisa il dirigente sindacale.

"Se cosi non sarà, temiamo che la sanità locale sarà costretta 'sine die' a rincorrere i bisogni e le necessità dei cittadini, dando una risposta, se non inefficace, certamente e continuamente emergenziale e precaria. Nella convinzione che i problemi di politica sanitaria vadano discussi e condivisi nei tavoli negoziali, chiediamo a chi ha la responsabilità di avviare i necessari confronti a tutti i livelli. Noi siamo pronti e disponibili a entrare nel merito delle proposte per avere e garantire una sanità ancora di alto livello. Per questo, aspettiamo risposte coerenti e non solo iniziative estemporanee", conclude l'esponente Cgil.