Finalmente qualcosa si muove. E questa volta nella direzione giusta: sono state complessivamente 142.261 (+15,3 per cento rispetto al 2014) le assunzioni in provincia di Bergamo nel corso del 2015, a fronte di 141.747 licenziamenti o fine naturale del contratto a termine o della missione per gli interinali (+9,7 in confronto al 2014). Il saldo globale, dunque, ha un segno leggermente positivo (+514 posti di lavoro), dopo tre anni consecutivi di saldi marcatamente negativi. A fornire i dati è il Rapporto 2015 sui flussi del mercato del lavoro diffuso dalla Provincia, redatto dall’Osservatorio provinciale del mercato del lavoro ed elaborato dal Gruppo tecnico promosso dal Modello Bergamo (di cui fa parte anche la Cgil provinciale).

“I dati sull’occupazione - commenta Luigi Bresciani, segretario generale Cgil Bergamo - contengono finalmente una serie di risultati positivi: aumento degli avviamenti al lavoro, aumento dei contratti a tempo indeterminato, diminuzione dei saldi negativi tra avviamenti e cessazioni, aumento degli avviamenti al lavoro per i giovani e per gli livelli elevati di competenze”. Il successo è in gran parte dovuto agli sgravi contributivi: “la prosecuzione di misure che riducano il ‘cuneo’ tra salari percepiti e costo del lavoro deve essere perseguita con coraggio dal governo. Non va nascosto il rischio che in caso di inversione di tendenza sugli sgravi contributivi si debba subire un’accentuata riduzione della ripresa occupazionale, come già si segnala in qualche regione. Rimane comunque consistente l’utilizzo dei contratti a tempo determinato anche a seguito dei minori vincoli al loro utilizzo”.

Gli avviamenti a tempo indeterminato nel corso del 2015 sono stati 38.895 (+58,5 per cento rispetto al 2014). Per la prima volta dopo tre anni gli avviamenti a tempo indeterminato hanno superato, di poco, le corrispondenti cessazioni (+7,5 per cento sul 2014). La modalità d’avviamento più ricorrente resta quella a tempo determinato (+5,8 per cento), mentre le corrispondenti cessazioni sono aumentate dell’8,8. Aumentano in misura considerevole tra gli avviamenti anche le comunicazioni di tirocinio (+31 per cento) e i contratti di somministrazione (+16,5), questi ultimi tipicamente destinati, per la loro breve durata, ad altrettante cessazioni. Si riducono invece gli avviamenti al lavoro parasubordinato (-27,6 per cento), i contratti di apprendistato (-17,5), gli avviamenti al lavoro domestico (-6,3) e al lavoro intermittente (-9,2).

“La ripresa occupazionale va sostenuta ora da scelte di investimento che rendano competitivo l’apparato produttivo, soprattutto nei settori che si sono rivelati più in difficoltà” riprende Bresciani: “Occorre rafforzare e incentivare la ripresa con investimenti nelle infrastrutture, in tecnologia, nella scuola e nella formazione dei lavoratori”. È necessario, continua il segretario generale della Cgil bergamasca, anche “dare rapidamente avvio alle misure di politiche attive per favorire un reinserimento lavorativo di quanti hanno perso il lavoro in questi anni: non va dimenticato, infatti, che la positiva ripresa occupazionale non riassorbe che marginalmente le gravi perdite di questi anni di crisi”.