Giornata internazionale dello studente: anche in Italia mobilitazioni nelle piazze, nelle scuole e nelle università del paese per denunciare il grave stato di difficoltà – a partire dal sottofinanziamento – in cui versa la nostra istruzione, addirittura peggiorato con la "Buona Scuola".  Con lo slogan “Scuola e Università in rosso!” Rete degli studenti medi e Udu, in segno di protesta per le politiche di smantellamento del diritto allo studio sono scesi nelle piazze in mutande.

“Lo stato, in questi anni di crisi economica, ha tagliato l’istruzione più che qualsiasi altro settore pubblico – ricorda Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Udu –. L’Italia investe il 7,1% del Pil in istruzione, ultimi tra i paesi più sviluppati: la media Ocse è infatti all'11,3%. I costi per sostenere i percorsi di studio sono elevatissimi. Il diritto allo studio è praticamente inesistente alle scuole superiori, e all’università le borse di studio sono carenti (meno di 1 studente su 10 le percepisce) e le tasse universitarie sono aumentate del 60 per cento negli ultimi 10 anni". Questa legge di bilancio "contiene dei timidi passi in avanti rispetto al diritto allo studio universitario, ma questo è l’unico campo in cui si interviene lievemente, e oltretutto misure spot bonus una tantum non bastano, serve invertire la rotta sui finanziamenti in modo drastico, se si vuole finalmente garantire l’accessibilità ai più alti gradi dell’istruzione”. 

Duro anche il giudizio di Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi: “Ancora una volta si sceglie di investire 290 milioni per una manovra a pioggia come il Bonus Cultura, e non in misure progressive, mentre dei 114 milioni in avanzo dal 2015 per il mancato utilizzo si è persa traccia. Al contrario in questa legge di bilancio, al diritto allo studio scolastico non rimangono che briciole".

Allo stesso modo "il governo continua nel reiterare errori nell’indirizzare finanziamenti sul tema dell’alternanza scuola lavoro, resa obbligatoria tre anni fa senza garantire a tutti percorsi di qualità e diritti. Vogliamo investimenti sulla formazione dei docenti, che garantiscano la qualità e la gratuità dei percorsi, e una Carta dei Diritti degli Studenti in Alternanza che tuteli davvero gli studenti. Dalla scuola e dall’università ci aspettiamo formazione di qualità e non sfruttamento”.

Si mobilitano nella stessa giornata anche gli studenti di Uds e Rete della conoscenza, con un'assemblea a Montecitorio e poi il 24 a Roma e in tutta Italia, in piazza. Sono questi gli appuntamenti degli Stati generali dello sfruttamento. "In questa occasione vogliamo coinvolgere i lavoratori e le lavoratrici, che in tante e tanti hanno espresso solidarietà allo sciopero dell'alternanza, per discutere della legge di Stabilità, delle politiche del lavoro e delle politiche sull'istruzione", si legge in una nota. Qui l'appello nazionale che sta girando sui social.

"Siamo le studentesse e gli studenti che si sono mobilitati il 13 ottobre, proclamando il primo sciopero dell’alternanza scuola-lavoro. Abbiamo ricevuto la solidarietà di tanti: tirocinanti, giovani che subiscono il lavoro gratuito, lavoratrici e lavoratori. La nostra mobilitazione contro l’alternanza-sfruttamento e per la riappropriazione del nostro tempo, nel doppio significato di tempo di vita individuale e del futuro collettivo – si legge in una nota –. Da mesi portiamo avanti le campagne per l’alternanza di qualità per l’approvazione degli statuti dei diritti in alternanza in ogni scuola, mentre i nostri colleghi universitari hanno rilanciato la campagna ‘Formazione Precaria’ sul nodo dei tirocini".

"Pensiamo però che, come ci è stato dimostrato dalla reazione dei giornali dopo la nostra mobilitazione, il nostro orizzonte di lotta debba andare ben oltre le battaglie vertenziali che stiamo portando avanti. Le contraddizioni aperte dalla nostra mobilitazione crediamo debbano essere messe a servizio delle battaglie e delle lotte portate avanti da tutti perché sono lo spaccato di cosa sta succedendo nel nostro Paese da anni, confermato dalla legge di stabilità 2018 in discussione in Parlamento", aggiungono gli studenti.

In questa legge di stabilità, denuncia il comunicato, "in cui sono presenti solo incentivi e forme di politiche industriali orizzontali, troviamo ancora la mancanza di politiche selettive: viene decretata l’esistenza di un modello duale di alternanza e apprendistato senza alcuna visione generale o di filiera, viene decretata la costrizione a scelte di parcellizzazione delle conoscenze sulla base delle disuguaglianze e dei redditi della propria famiglia, viene decretata la mancanza di volontà in investimenti complessivi sul nostro Paese, specialmente al Sud".