Lunedì 16 marzo si è svolto lo sciopero dei lavoratori delle filiali di Banca d'Italia contro la prevista chiusura delle sedi territoriali, come dai piani del direttorio guidato dal governatore di palazzo Koch, Ignazio Visco.  "L'articolazione della rete territoriale della Banca d'Italia, dopo la riforma voluta dall'allora governatore Draghi nel 2008, non può essere rivista ulteriormente", afferma il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale.

Allora, prosegue il dirigente sindacale, "pur in presenza di una decisione unilaterale, contrattammo le ricadute sul mondo del lavoro, ma la prospettiva doveva essere quella di un effettivo potenziamento delle Filiali rimaste. Al contrario, invece, il nuovo vertice ne ha deliberatamente provocato un progressivo ridimensionamento operativo, arrivando ora a proporne la chiusura su larga scala".

Per questo, la Fisac Cgil, insieme agli altri sindacati, "rifiuta una simile impostazione e chiede alla Banca di tornare al tavolo per proseguire il confronto avviato col protocollo d'intesa del 2 ottobre 2013". In quella sede, ricorda Megale, "si era previsto 'un confronto senza pregiudiziali sul valore e sulle prospettive evolutive del ruolo delle Filiali e sulla consequenziale configurazione della rete territoriale, al fine di individuare soluzioni sulle quali possa registrarsi la piu' ampia convergenza'.

"Il confronto - aggiunge - deve riprendere e deve concludersi. L'auspicio è di arrivare a un modello flessibile di presenza sul territorio che garantisca la persistenza della Banca d'Italia in ogni contesto attualmente individuato, prevedendo anche un potenziamento di tutte quelle realtà dove lo richiedano le analisi sulla collocazione geografica, sulla dimensione demografica e sulla natura economica del distretto di riferimento. Banca d'Italia deve continuare a rappresentare quel valore e quel patrimonio istituzionale e di competenze da sempre al servizio del Paese che noi difendiamo che non può e non deve essere svalorizzato", conclude.