Sempre più tesa la situazione in Auchan dopo che la multinazionale francese ha annunciato 1.100 licenziamenti, su circa 14 mila dipendenti in Italia, causando la rottura delle trattative con le organizzazioni sindacali, che, unitariamente, hanno deciso di proclamare un primo sciopero in risposta all'atteggiamento dell'azienda. La data indicata è quella del 9 maggio. 

Ma, sottolineano i sindacati, non sono solo i licenziamenti a richiedere una risposta forte. "Auchan chiede ai lavoratori di rinunciare alla quattordicesima - spiega Giovanni D'Arcangelo, segretario della Filcams di Taranto dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno -, vuole azzerare gli scatti di anzianità ed abbassare di un livello la posizione contrattuale di ciascuno. Contestualmente, l'azienda avvia la procedura di licenziamento collettivo. Di fronte a queste pretese, non si può restare inermi. Per questo metteremo in campo iniziative di lotta consistenti come lo sciopero, che stiamo definendo negli ultimi dettagli".

Anche a Bergamo, dove a livello provinciale Auchan occupa circa 640 lavoratori, la mobilitazione entra nel vivo: per il 4 maggio sono in programma una serie di assemblee per discutere del momento delicato che l’azienda sta attraversando (nel 2014 Auchan Italia avrebbe registrato una perdita operativa pari a 100 milioni di euro) e dello sciopero proclamato da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil.

Intanto, mercoledì 22 aprile, Luisella Gagni della Filcams-Cgil di Bergamo (ed ex lavoratrice Auchan) ha riferito dell’atmosfera agitata a cui ha assistito a Roma, partecipando al Coordinamento nazionale unitario di tutti i 49 ipermercati presenti sul territorio nazionale: "Affollato molto più del solito, erano presenti lavoratori-delegati in arrivo da tutte le regioni, dal Veneto alla Sardegna, alla Sicilia. Gli interventi si sono svolti in un’atmosfera carica di una certa rassegnazione soprattutto per chi si sente veramente a rischio (in particolare i lavoratori dei punti vendita del sud), ma carica anche di un desiderio di lottare e rispondere con vigore alle tante inaccettabili richieste dell’azienda".