La lettera del 30 agosto del direttore generale di Atac alla competente assessora di Roma Capitale rende "ufficiali" gli elementi critici, già evidenziati dalla Filt, che nell’immediato caratterizzano l’attuale situazione dell’azienda. La manutenzione straordinaria dei treni e dell’infrastruttura della Metro A e l’acquisizione in leasing di 150 nuovi bus sono urgenze improcrastinabili, sulle quali il Comune di Roma deve subito finalmente passare dalle dichiarazioni propagandistiche ai fatti concreti. 

I 18 milioni di euro necessari per i primi indispensabili interventi sulla metro A, tuttora prigionieri di un iter approvativo al quale l’amministrazione comunale ha approcciato con superficialità e pressappochismo, saranno effettivamente cantierabili chissà quando e, se confermata l’attuale modalità, sarebbero comunque a carico del bilancio di Atac. Inoltre, il contratto tra azienda e fornitore dei nuovi bus, da tempo individuato dopo una gara a evidenza pubblica, resta bloccato in attesa che il Comune, committente del contratto di servizio con Atac in scadenza nel 2019, chiarisca inequivocabilmente di essere comunque garante del leasing per l’intero decennio della sua durata qualora il nuovo contratto di servizio fosse aggiudicato, anche in questo caso a seguito di gara, a un’altra azienda.

Quest’ultima ipotesi, a nostro parere, sarebbe sciagurata, ma, nelle attuali condizioni in cui versa Atac, rischia di diventare sempre più probabile, se la proprietà lascia ancora per troppo tempo la sua azienda pubblica in questo stato di incertezza, impedendole qualsiasi credibile programmazione di breve e medio periodo. La possibilità di programmazione, mettendo presto a disposizione quantomeno le risorse minime indispensabili urgentemente, la continuità nella direzione di Atac e, per quanto di esclusiva pertinenza di qualsiasi impresa, la piena autonomia e la completa responsabilizzazione gestionali in capo al vertice aziendale, sono in questo momento i tre presupposti fondamentali per dare, nell’immediato, risposta alla cittadinanza in termini di quantità e qualità del servizio erogato e, in prospettiva, per consentire all’azienda pubblica di uscire dall’attuale profonda crisi e arrivare alla gara del 2019 nelle condizioni per poter concorrere all’aggiudicazione del nuovo contratto di servizio.

In conclusione, due temi che ogni tanto riemergono nelle cronache delle ultime settimane su Atac: dopolavoro e sabotaggi. Fin da quando, ormai tre mesi fa, l’azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali di Roma e del Lazio la disdetta degli accordi sul dopolavoro, succedutisi negli anni, la posizione della Filt è stata netta e chiara, sia in sedi pubbliche che nel corso degli incontri con Atac. Distinzione netta tra le attività organizzate dall’associazione per il tempo libero dalle attività a carattere commerciale; per queste ultime, attivazione di procedure rigorose e trasparenti per l’affidamento dei servizi di ristorazione, mediante gare a evidenza pubblica, a condizione che sia garantita la continuità nell’erogazione del servizio ai dipendenti, e un'adeguata clausola di protezione occupazionale nel transito degli attuali dipendenti impiegati in questa attività dal dopolavoro alle dipendenze del nuovo o dei nuovi gestori.

Quanto al tema dei presunti sabotaggi, la nostra posizione è altrettanto netta e chiara. Se l’azienda ha elementi probanti in tal senso, agisca subito e con estrema fermezza per contrastarli, utilizzando tutti gli strumenti di cui dispone, perché si tratterebbe di un fenomeno illegale; anche per questo, non può assolutamente far parte di alcuna iniziativa sindacale, né, in particolare, per qualsiasi sindacato che abbia davvero a cuore il futuro del lavoro in questa azienda e l’indispensabile miglioramento del servizio fornito alla cittadinanza, quindi, in sostanza, il futuro stesso di Atac.

Alessandro Rocchi, segretario generale Filt nazionale; Eugenio Stanziale, segretario generale Filt di Roma e Lazio