PHOTO
“L’Ape agevolata si rivolga esplicitamente agli operai edili, il cui lavoro è sicuramente pesante e rischioso, permettendo di accedere alla pensione in anticipo a tutti quegli operai con pensioni inferiori ai 1.300-1.400 euro netti”. A chiederlo è Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, parlando delle pensioni in vista dell’incontro tra governo e sindacati che si tiene venerdì 14 ottobre a Roma. “Solo in questo caso – continua Genovesi – si darà una risposta concreta alle migliaia di operai con più di 60 anni che ancora stanno sulle impalcature e si potrà creare nuova occupazione, realizzando quel cambio generazionale di cui il settore ha bisogno”.
Forte ed estesa è la mobilitazione del settore in favore dell’Ape agevolata per gli operai edili. Operai che a 60 anni non ce la fanno più a stare sulle impalcature, rischiando costantemente la salute e la vita, come dimostrano i terribili dati diffusi nei giorni scorsi dai sindacati, secondo i quali nel settore i morti sul lavoro over 60 sono più che raddoppiati rispetto al 2015. Tantissime le prese di posizione: i lavoratori Italcementi di Colleferro (Roma) chiedono “garanzie e il riconoscimento giusto ed equo dell'assegno di pensione” per lavoratori che svolgono mansioni faticose; dalla Sardegna sottolineano che “estendere l’Ape rappresenterebbe un atto di giustizia a garanzia del diritto alla pensione di quasi 5 mila edili sardi”; dal Veneto reclamano di “togliere i lavoratori edili più anziani dalle impalcature e aprire a nuove assunzioni di giovani”. Dalla Basilicata, fine, i sindacati edili rimarcano che “l’intesa tra governo e sindacati deve correggere le brutture introdotte dalla legge Fornero: occorre quindi estendere l’Ape agevolata per dare risposte adeguate ai bisogni dei lavoratori discontinui residenti nel Mezzogiorno”.
L’intesa tra governo e sindacati, riprende Genovesi, ha messo “un punto fermo sul fatto che i lavori non sono tutti uguali, come noi diciamo da sempre”. Ma sull’Ape agevolata “manca chiarezza: è tra i temi più sentiti tra i lavoratori edili, e farà la differenza nel giudizio finale. Un tetto basso per accedere all’Ape significa tenere fuori migliaia di lavoratori edili, che con pensioni di 1.200-1.300 euro nette non potranno scegliere di andare in pensione prima perché sarebbe un salasso. Questo accadrebbe agli operai di secondo e terzo livello, che rappresentano la fascia più consistente della forza lavoro impiegata nei cantieri, e che quindi sarebbero esclusi”. Per questo “occorre alzare quel tetto”, conclude il segretario generale della Fillea Cgil, che fa “la differenza tra un provvedimento giusto e uno sbagliato, tra un atto concreto e uno di propaganda”.