“Le motivazioni con le quali l’Unione delle Camere Penali ha proclamato lo sciopero dei penalisti per il 18 luglio evidenziano quale sia il vero obiettivo che sta alla base del contrasto al disegno di legge di modifica del codice delle leggi antimafia: uccidere alla radice il sistema delle misure di prevenzione. Uno strumento giuridico che ha dimostrato in questi anni il suo valore e la sua efficacia nel contrasto ai fenomeni di Mafia e di Corruzione”. É quanto dichiara il responsabile legalità della Cgil nazionale Luciano Silvestri.

Secondo il dirigente sindacale “a differenza di ciò che l’Unione delle Camere Penali sostiene, sia la Corte Costituzionale, sia la Ceduto hanno a suo tempo sancito che quelle misure sono coerenti con i principi costituzionali e con le norme europee sul rispetto delle libertà individuali”. “L’Unione dovrebbe ben sapere - prosegue Silvestri - che un sequestro di prevenzione avviene sulla base di dati e di considerazioni oggettive concretamente accertate come la sproporzione fra la ricchezza accumulata e le fonti di reddito dichiarate. Altro che cultura del sospetto”.

Silvestri, facendo riferimento alla recente ricerca sulle aziende sequestrate, presentata da Info camere, ricorda che quelle ancora attive sono oltre 10mila con 200mila lavoratori, “un fenomeno devastante per l’economia del Paese, per i diritti di chi lavora, per le libertà democratiche e di impresa. Sono proprio le imprese sane a subire questa deriva di concorrenza sleale e mafiosa che impedisce al paese di trovare la via della crescita e dello sviluppo occupazionale e produttivo”.

“Ci aspettiamo dalla politica rigore e coerenza per non arretrare ancora sul piano della corruzione e degli affari delle mafie che tutti dovrebbero avere interesse a contrastare. Dunque - conclude il responsabile legalità della Cgil nazionale – per favore giù le mani da questo strumento che anche l’Europa riconosce e che prende a riferimento”.